Nelle prime ore di stamane, a Bari, in altri comuni della provincia ed a Potenza, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 25 persone (22 in carcere, 3 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di arma comune da sparo aggravata dal fine di agevolare un’associazione di tipo mafioso, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto e furto in abitazione, illecita concorrenza con minaccia e violenza in concorso ed aggravata dal metodo mafioso, favoreggiamento, minaccia.

I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti dalla Squadra Mobile di Bari, in collaborazione con personale del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Brindisi, Foggia, Lecce, Matera e Taranto, con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e del Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica, nonché di Nuclei del IX Reparto Mobile, di unità cinofile ed aeree.

L’attività investigativa, avviata dalla Squadra Mobile di Bari nel marzo del 2011, ha consentito di documentare l’attività criminale del sodalizio mafioso denominato clan “Parisi”, operativo a Bari e in alcuni comuni della provincia, attraverso il capillare e sistematico controllo del territorio, gestendo in situazione di monopolio numerose attività illecite; tale egemonia si è sviluppata in maniera variegata, anche attraverso il monitoraggio e la gestione degli alloggi di edilizia popolare e, soprattutto, attraverso l’infiltrazione all’interno dei cantieri edili.

Le attività investigative, compendiate dalle dichiarazioni rese da alcuni imprenditori taglieggiati, nonché da numerose attività tecniche, hanno consentito di acquisire convergenti e univoci elementi di responsabilità a carico di una struttura criminale organizzata, diretta da PARISI Savino cl. 60, con base operativa nel quartiere Japigia di Bari, dedita a commettere in via continuativa estorsioni nel settore dell’edilizia; tale struttura, attraverso condotte gravemente intimidatorie, seppur non sempre commesse con atti di violenza fisica, interagendo direttamente con quel mondo imprenditoriale, ha alterato le regole di mercato e della libera concorrenza.

Le investigazioni hanno, infatti, documentato che il clan sfruttava l’attività dell’imprenditoria edile, finendo per operare scelte aziendali di rilievo, imponendo ditte di fiducia o addirittura “imprese mafiose”, così determinando indirettamente anche i prezzi di forniture e opere, sui quali poi pretendere una percentuale, secondo un preventivo accordo sinallagmatico.

Dal complesso degli atti di indagine è emerso con chiarezza che le estorsioni si realizzano non più o non solo tramite la richiesta del “pizzo” o dell’assunzione di un guardiano scelto tra gli uomini di fiducia del sodalizio criminale, ma attraverso un sistema articolato di relazioni degli appartenenti al clan Parisi con gli imprenditori del settore edile che prevede l’imposizione delle ditte che devono aggiudicarsi i subappalti o le commesse di forniture e lavori; questo sistema estorsivo, che costituisce la reale novità dell’indagine, prevedeva il coinvolgimento di imprese amiche, che consentono al clan di lucrare sui ricavi dei subappaltatori.

A tal proposito, risulta significativo che, oltre ad un imprenditore colpito dalla misura custodiale perché ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, tra i 25 indagati non destinatari del provvedimento restrittivo vi sono altri 5 imprenditori edili nei confronti dei quali sono stati raccolti gravi elementi di reità in relazione alla predetta fattispecie di reato.

In conclusione, in base alle risultanze investigative, il clan Parisi si comporta come un vero e proprio broker o intermediario, che interviene sul mercato suggerendo, ma sostanzialmente imponendo, ditte e manodopera “amiche”, dalle quali guadagna una percentuale sugli utili e sui compensi.

Contestualmente al provvedimento cautelare personale, gli uomini della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo, in seguito a specifici accertamenti svolti, hanno eseguito numerose misure cautelari patrimoniali con il sequestro di 3 immobili, 1 terreno agricolo, 15 autovetture, 13 motoveicoli, 3 imprese individuali, 5 società di capitali per un valore totale di 4.750.000 Euro; oggetto di sequestro saranno, altresì, 79 rapporti bancari e finanziari, il cui valore è da quantificare.

Ecco i nomi dei 25 destinatari di provvedimenti di custodia cautelare.

Parisi Savino, detto Savinuccio del ’60 e detenuto, Parisi Michele, detto Gelatina, del ’67 e detenuto, Parisi Tommaso, detto Frichicchio, figlio del boss Savinuccio, classe ’86 e detenuto ai domiciliari, Parisi Tommaso, detto il Cinese, del ’67, Eugenio Palermiti, detto U Gnore o U Nonne, classe ’54 e sorvegliato speciale. Cosimo Fortunato, detto Zio Mino, classe ’62 e sorvegliato speciale, Antonio Cardinale, detto U Lenghe, classe ’67, Emanuele Sicolo, detto Pagnotta, classe’70, Alessandro Sicolo, classe’81, Gennaro Marino, classe ’86 con obbligo di presentazione P.G., Vincenzo Marino, classe ’63, Ferruccio Antonio Marino, detto Sifilide, classe ’81 e detenuto, Giovanni Bartoli, detto Girogola, classe ’59, Cosimo Damiano Marzulli, detto Vichingo, classe’80 e detenuto, Francesco Ciscutti, classe’81, Giovanni Liuzzi, del ’74, Cosimo Posa, del ’76, Giovanni Di Gioia, detto GIannigiann, classe ’72, Paolo Pillola, classe ’82, Francesco Scatolino, detto U Russe, del ’62, Domenico Sasanelli, detto Mimmo, classe ’62, Nicola Spada, classe ’73 e ai domiciliari, Paolo Andrea Turi, del ’68, Nicola Lovreglio, classe ’85 e detenuto e Nicola Bellomo dell’87.