Sembra fosse ormai un anno che lo zio continuava a minacciare ed insultare il nipote, sempre, in qualsiasi momento. Poteva presentarsi in casa sua a qualunque ora forzando la serratura, gli aveva tagliato le gomme dell’auto e, a volte, gli aveva anche danneggiato l’auto. Era persino arrivato a presentarsi sul luogo di lavoro della sua vittima.

Il ragazzo ha deciso di denunciare tutti questi episodi alle autorità, perché non poteva continuare a vivere così. Era stato costretto a cambiare le sue abitudini, a trascorrere le sue giornate nella paura. Lo zio si trova, ora, agli arresti domiciliare e su di lui pesa l’accusa di “atti persecutori”.

Altre città della provincia di Bari non sono estranee al tema dello stalking familiare. A Casamassima il 9 febbraio è stato arrestato un 41enne mentre prendeva a calci e a pugni suo fratello, che aveva appena investito con l’automobile. L’epilogo di mesi di telefonate, appostamenti e minacce. Il giorno prima era stato arrestato un coratino 39enne che ha inveito sull’ex e sulla nuova fidanzata picchiandole entrambe.

Il metodo migliore per sconfiggere questo fenomeno è la denuncia, e molte sono ancora le vittime che per paura tendono a nascondersi.

Lo stalking è un reato punibile con la legge. Chi “con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero a costringere lo stesso ad alterare le proprie scelte o abitudini di vita”, rischia la reclusione da sei a quattro anni con aumenti se l’oggetto della persecuzione è un minore, un malato o ex marito/moglie.

Ci si può, inoltre, rivolgere alle associazioni contro la violenza presenti su tutto il territorio in cui si possono trovare persone competenti a cui chiedere consigli e sostegno o chiedere un valido aiuto. A Bari una di queste è l’associazione Antiviolenza Aracne che si trova i via Lombardi 12.

Angela Nitti