Il nome del figlio è un film del 2015, diretto da Francesca Archibugi. È l’adattamento della piece “Le Prénom” di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte. Il nocciolo della trama del film è la scelta del nome del nascituro. Il padre (Alessandro Gassman) figlio di un parlamentare di sinistra, decide di chiamare il figlio Benito e lo comunica a casa ad amici e parenti. Da qui una simpatica discussione circa il significato dei nomi da dare ai propri figli. Da questo film, l’ispirazione per un dibattito sul perché scegliamo determinati nomi per i nostri figli. Qui al Sud, la tradizione che si rispetta per la maggiore è quella di dare al figlio il nome del nonno paterno. In realtà la scelta spetta ovviamente ai genitori e si preferisce che non ci siano interferenze. Spesso sono i mass media a dare suggerimenti, con i nomi dati dalle star delle copertine, della tv e del cinema. I coniugi Totti, in attesa del terzo figlio hanno chiamato i primi due Christian e Chanel, uno dei rampolli della famiglia Agnelli, John Elkann ha chiamato i figli Leone ed Oceano, Swami è il nome della figlia di Elenoire Casalegno e Dj Ringo. Abbiamo chiesto a delle mamme 2.0 il perché dei nomi dati ai loro figli.

Federica:
«Quando inaspettatamente ci è venuta fuori una bimba biondina con occhi azzurri (a mio marito in Turchia parlavano in turco e io non sono propriamente svedese) ho capito che non avremmo potuto scegliere altro nome. Alice era un nome che aveva cucito addosso. E poi i nonni avevano nomi improponibili»

Silvia:
«Nella nostra famiglia non c’è la tradizione di tramandare il nome dei nonni e pertanto abbiamo scelto noi liberamente i nomi: Riccardo perché mi ha ispirato positivamente un amico conosciuto con questo nome…e perché ci piaceva l’idea di un nome che facesse pensare ad un ragazzo/uomo di cuore ma nello stesso tempo forte e coraggioso (vedi Riccardo cuor di leone). Per la seconda che nascerà a maggio ho lasciato che mio marito scegliesse lui un nome che tanto ama…e che piace anche a me…sarà con buona probabilità Ludovica».

Simona:
«Io desideravo tanto che mia figlia si chiamasse Elettra. Mio marito non era entusiasta. Lui avrebbe preferito Angelica. Non ne venivamo a capo. Così abbiamo deciso che se fosse nata di giorno pari sarebbe stato Elettra, dispari Angelica. Così sarebbe stato il destino a scegliere. Ho avuto un travaglio e un parto complicati e soffererti. Al punto che quando è venuta l’ostetrica a chiedere il nome, ho detto a mio marito che poteva scegliere. Ha scelto Elettra. È un nome forte, da guerriera. Dimentichiamoci per un attimo quella mitologica (anche se non è una figura felice comunque a modo suo ha fatto giustizia), Elettra perché nel 2015 per “sopravvivere” a questo mondo difficile ci vuole un bel caratterino. Elettra è anche una stella luminosa e brillante (appartenente alla costellazione del toro…suo segno zodiacale). Il nome voleva essere un augurio di forza e dolcezza e che la sua vita sia piena di luce e di poche ombre».

Alessandra:
«Quando abbiamo saputo di essere incinti la scelta del nome è stato uno dei primi pensieri, molti di femmina e un paio per maschi soprattutto perché volevamo un nome breve, il cognome del papà è un po’ lungo e piuttosto difficile. Volevo anche un nome un po’ diverso, non troppo diffuso e mi è venuto in mente, non so come, Olivia. Me ne sono innamorata immediatamente! Breve e semplice. Mi piace perché mi fa venire in mente le olive ed ovviamente gli ulivi, maestosi, saggi e di un bel colore argentato. Un giorno di luglio poi, prima di sapere il sesso, ero al mare ad Ostia e mentre prendevo il sole spiaggiata sulla sabbia con gli occhi chiusi ho sentito una mamma che chiamava una bimba così… Una bimba bellissima!! Ho pensato fosse un segno».

Francesca
«Che dire…Per noi la scelta era unicamente tra nomi romani. Due romani trapiantati all’estero non potevano non pensare di cucirgli addosso un po’ di romanità…Da questi pensieri sono nati: Adriano e Flavio!>>

Angela:
«Ho lasciato scegliere a mio marito…in Puglia il primo genito prende il nome del nonno o della nonna paterna, lui ha preferito Claudio nome di uno zio che è venuto a mancare al quale era legato…se dovesse arrivare un secondo figlio prenderebbe il nome di uno dei miei genitori, mi piace l’idea di tramandare un nome legato ad affetto così profondo».

Monica:
«Molto comune è il fatto di far scegliere ai fratellini o sorelline il nome del prossimo nascituro. Ricorrente dare il nome di un caro deceduto per ricordarne l’esistenza. Chiaramente i nomi variano a seconda della geografia. Nel sud Italia ricco di tradizioni e di folklore, si sprecano i nomi: Vito, Pasquale, Giovanni, Paolo, Giuseppe, Maria, Rosa, Nicola e Teresa. Spesso il nome è dato dal patrono. A Bari sono tanti i Nicola. Ci sono poi paesi che hanno nomi più particolari, ad Adelfia il patrono è san Trifone, a Cerignola è la Madonna di Ripalta. Spesso si omaggiano i santi, Pio, Karol, Gerardo, Matteo e Michele. Dopo l’arrivo di papa Francesco tantissimi hanno chiamato il proprio figlio con questo nome, anche se era usato di frequente. A Milano ci sono tanti Ambrogio e Ludovica. Se “nomen omen” non invidiamo chi si chiami Oronzo».