Gentile Daniela Corbascio, illustre Maestra,

ho letto con estremo interesse su Epolisbari.com del 16 dicembre, la Sua suggestiva spiegazione circa una parola inglese (health=salute) scritta male. Senza l’acca finale. Si tratta di un’opera costituita da un neon sagomato, visibile come altre in città, parte di una “istallazione” per Piazza Umberto, pagata dalla città la modica cifra di 40mila euro.

Non so se lei calcoli il valore delle sue opere “letterarie” in base al numero delle lettere e, volendo fare uno sconto al Comune, ha tolto l’acca che, come ci insegnavano a scuola, essendo muta, non fa poi tanta differenza.

O che fosse, più semplicemente e umanamente, un errore suo o di chi materialmente le ha costruito l’opera d’arte. Uno sbaglio, insomma: sfuggito anche a chi le ha scucito i 40 mila euro. Nessuno insomma che gridasse “il re è nudo” di fronte a quell’acca sparita.

Invece Lei ci ha detto, anzi, affermato senza che un’ombra di dubbio o di perplessità sfiorasse il suo ragionamento, che è come il “Gronchi Rosa”  (dove però è estremamente difficile e riservato agli espertissimi di Storia e Geografia cogliere l’errore)  e (le virgolette messe dalla collega Alessandra Colucci mi inducono a pensare che siano le sue esatte parole) che “È il perno della mia opera, ho creato una parola, ho coniato un termine nella linguistica”. Un neologismo, insomma. Niente meno.

E non è tutto: “Forse è composta da due parole, da ‘he’ che magari è Dio, chissà, e da ‘alt’, che è un invito a fermarsi, potrebbe anche essere, perché no?” Già, potremmo a nostra volta chiederle, perché sì?

Veda, Lei ha perfettamente ragione. Da qualche decennio la nostra ignoranza diffusa si è così accresciuta e rafforzata che qualunque cialtrone può venderci qualsiasi cosa spacciandola per un capolavoro immortale destinato a rivoluzionare la storia dell’Arte. E a gabellarci confondendo inglese (he) e tedesco (alt), scomodando Nostro Signore Onnipotente, che in certi casi funziona come passepartout. 

Come Lei mi insegna, i grandi passaggi in Arte (latu sensu, ovviamente) provocano immense discussioni. E gli artisti, i grandi artisti, i veri talenti, spesso subiscono tacendo il subisso di critiche e di discussioni che accompagnano i loro tentativi di rinnovare.

Da Kandinsky (di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita) a Pollock, da Picasso a Rothko, da Burri a Wahrol: tutti si sono lasciati dominare dai loro demoni e spesso hanno dovuto aspettare la morte per essere riconosciuti come Grandi e Grandissimi.

Forse ammettere l’errore o anche stupirsi d’aver sbagliato (a che prezzo, però, complimenti), l’avrebbe fatta crescere ancora, come artista e come Maestra. Ha scelto un’altra strada, quella oggi molto più battuta dell’arroganza supponente, che qualcuno ci fa credere che sia più glam. E sicuramente, visto il livello anche dei suoi attuali committenti, anche più (per lei) redditizia.