“Danzate anche voi dopo la valle della morte, fate festa anche voi dopo i lutti e i lamenti. Oh! Danzate, danzate la festa del cuore e la luce”. I versi tratti dal poema nuziale “Nella adorata luce” del poeta e teologo pesarese Giorgio Mazzanti, hanno accompagnato ieri, 21 giugno, le celebrazioni del solstizio d’estate in Cattedrale di San Sabino. Versi celebrativi dell’unione nuziale simbolica tra i due rosoni della Cattedrale, dal cui incontro di luce si genera uno spettacolo unico. Un bacio inaspettato quando i raggi del sole proiettati dal rosone della facciata vanno a coprire perfettamente l’identico rosone a 18 petali sul pavimento davanti all’altare maggiore.

Centinaia di fedeli e turisti hanno affollato la Cattedrale di Bari Vecchia per assistere alla magia della luce, uno degli eventi più attesi dell’anno con cui si dà ufficialmente il via alla stagione estiva. Lo spettacolo “Nella Adorata Luce” per la regia di Marilena Bertossi, ha accolto la magia del solstizio d’estate. Per vivere in contemplazione lo sposalizio della luce, il poema nuziale di Mazzanti è stato accompagnato dai danzatori Sara Accettura e Moritz Zavan Stoeckle, da Giuseppe Scordari all’organo e da Naomi Berrill a violoncello e voce.

Il solstizio d’estate e la magia della luce

Come ogni anno il sole ha raggiunto lo Zenith, il punto più alto della volta celeste, intorno alle 17:10 di ieri, mercoledì 21 giugno. Il termine “solstizio” deriva dai termini latini sol e sistere, che in italiano significa “sole fermo“. Proprio perché il moto del sole rallenta a tal punto da farlo sembrare fermo in cielo. Il solstizio estivo, insieme a quello invernale è uno dei riti più presenti nella cultura popolare. Le feste pagane organizzate in quelle ricorrenze sono state poi trasformate con l’avvento del Cristianesimo. Le festività del 21 giugno e del 21 dicembre sono state infatti intestate rispettivamente a San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.

La magia della luce della Cattedrale di San Sabino non è però un caso unico. Eventi simili si verificano nella Cattedrale di Chartres in Francia, nella Chiesa di San Leonardo a Siponto, in provincia di Foggia e nella Chiesa di San Paragorio a Noli, nel Savonese, dove il raggio di sole illumina il tabernacolo del Nepos Julii Secundi.

La “scoperta” del fenomeno in Cattedrale San Sabino

É stato il sacrista della Cattedrale di San Sabino, Michele Cassano, a “scoprire” il fenomeno della magia della luce nel 2005. Proprio per raccontare di questa esperienza unica ha scritto il libro “La cattedrale di Bari. Tra luce, cielo e terra” in cui riporta sia il racconto della scoperta che la storia della basilica stessa. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare gli eventi che lo hanno portato a questa paternità di cui è tutt’oggi orgoglioso. “È stato bello quando sono uscito dalla Cattedrale dopo l’annuncio ufficiale della scoperta del fenomeno nel 2006, perché sono stato circondato da giornalisti e microfoni e mi sono sentito come quegli onorevoli quando escono dalla Camera. È stata una soddisfazione. Ma io sono soprattutto contento di quanto questa scoperta sta generando: ha aggiunto valore, un tassello alla bellezza della Cattedrale”, ci ha confessato.

Per capire come si è arrivati alla scoperta, bisogna però fare un passo indietro. Come ci racconta Cassano, la Cattedrale è stata completamente chiusa per lavori di restauro dal 2002 al 2005. Alla riapertura, il 18 gennaio 2015, l’arcivescovo dell’epoca Monsignor Cappucci, ha voluto una nuova disposizione interna che prevedeva di liberare il rosone del pavimento dai banchi. Prima del restauro se ne vedeva infatti solo la parte centrale, perché appunto i banchi lo coprivano. Cassano ci ricorda come tutto sia avvenuto una sera di tarda primavera di quell’anno. “Era domenica sera 5 giugno, la chiesa era quasi vuota. Mi trovavo sull’ambone, la parte più alta dove si proclama la parola di Dio, a sistemare proprio il libro per le letture della Messa. Da questa posizione notai questa quasi sovrapposizione della proiezione del rosone della facciata sul rosone del pavimento. I raggi del sole che entravano dalla facciata attraverso il rosone disegnavano cioè il rosone stesso con 18 petali sul pavimento“.

Nonostante lavorasse da molti anni in Cattedrale, Cassano non aveva mai assistito al fenomeno e si rivolse quindi al canonico dell’epoca, Ignazio Fraccalvieri. “Quando vide questa quasi sovrapposizione mi disse che avrei dovuto prestare attenzione al 21 giugno perché, secondo i suoi studi, doveva accadere qualcosa. Ovvero quello che poi avviene e vediamo ogni anno. In quella giornata ci siamo entrambi appostati, insieme al maestro di fotografia Beppe Gernone e al mio collega Michele Morga. E così abbiamo fatto la scoperta”.

Ma quanto riscontrato non fu però subito rivelato alla cittadinanza. “La cosa simpatica è che Don Ignazio mi disse ‘Ora tu non devi dire dire niente a nessuno, devi fare un anno in silenzio, perché dobbiamo verificare se l’anno prossimo succede la stessa cosa‘. Mi diede però anche il compito di fotografare la posizione del sole durante l’anno. Come una grande meridiana. E l’anno dopo abbiamo riscontrato che si  verificava la stessa cosa. Quindi nel 2006 abbiamo dato ufficialmente la notizia”. 

Dopo il racconto di Cassano, ci sorge spontanea una domanda: non esistevano riferimenti o fonti storiche che testimoniassero questo fenomeno anche nei secoli scorsi? Forte di una esperienza decennale e di una profonda conoscenza della Cattedrale, il sacrista ci spiega anche questo punto. “Fonti storiche non ne abbiamo trovate. L’unica notizia certa è che il rosone nel pavimento risale al tredicesimo secolo, commissionato dall’arcivescovo Landolfo. Va detto che noi rischiavamo di perdere questo fenomeno. Nel 1700 la chiesa fu trasformata dallo stile romanico allo stile barocco. Questo ha implicato la modifica del rosone della facciata da dove passano i raggi solari: invece di essere a 18 petali era a 3 petali. Quindi quando passava il sole non riproduceva il rosone come lo vediamo oggi. Quando negli anni 30 del 1900 la chiesa è stata riportata allo stile romanico, il rosone della facciata è stato rifatto uguale a quello del pavimento“.

Alla domanda se dal 2006 partecipi attivamente alla giornata del solstizio in Cattedrale, Cassano ci risponde molto candidamente. “Non partecipo attivamente, il mio compito l’ho fatto, ho scoperto il fenomeno e sono contento di tutto quello che avviene in cattedrale. Col passare degli anni l’evento ha acquistato sempre più importanza. Per esempio, ora le sto parlando mentre un gruppo di turisti, accompagnato da una guida, si trova sul rosone del pavimento“. Per godere della magia dei rosoni c’è ancora tempo: la sovrapposizione infatti continua anche alcuni giorni dopo il 21 giugno. Per chi si perdesse lo spettacolo, resta l’appuntamento al prossimo solstizio.