Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha depennato l’omosessualità dal tomo sulle malattie mentali presente nella “International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death“, per chi non ama gli inglesismi, la classificazione internazionale delle patologie e dei problemi ad esse correlate. Quel giorno di ben 33 anni fa l’amore tra due persone delle stesso sesso, in ogni forma, sostanza e colore, finì di essere etichettato come “disturbo”, “anomalia”, “anormalità”, mostrandosi nella sua autenticità di orientamento sessuale, puro sentimento o semplice attrazione tra due corpi e due anime. Dal 2004 quel 17 maggio, che ha cambiato l’universo delle libertà e dei diritti civili, è diventato la “Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia“, riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite.

Come in tutto il mondo anche in Italia domani vi saranno manifestazioni per sensibilizzare la cittadinanza sul contrasto alla discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. La stessa cosa accadrà a Bari, dove il Comune ha già annunciato gli eventi in programma in città. Eppure solo ieri, un ragazzo di Bitonto ha denunciato ai microfoni de La Repubblica che ha trovato un bigliettino sulla sua porta di casa in cui sono comparse quattro non fraintendibili parole omofobe “Vatti a curare, ricchione“. Eppure solo qualche giorno fa, quando abbiamo pubblicato la nostra intervista a Giuseppe Pezzuto, marito del carabiniere Angelo Orlando, in cui ci ha raccontato la magia della loro unione civile celebrata con picchetto d’onore e cerimonia in alta uniforme nel Brindisino, siamo stati investiti da commenti da far accapponare la pelle, intrisi di odio e ignoranza.

Ma non ci resta che aspettare domani, come ogni 17 maggio che si rispetti, per puntare i riflettori sul tasso di omofobia che travolge le nostre bacheche social quotidianamente e riempie i vicoli dietro l’angolo delle nostre case. Dalle 12:30 partirà nell’atrio Cherubini del Politecnico di Bari un flashmob in nome della “Libertà d’essere“, organizzato dal Centro antidiscriminazioni comunale, gestito dalla cooperativa sociale Medihospes all’interno delle attività della Rete dei centri antiviolenza SanFra in collaborazione con Poliba; un evento che ci auguriamo sia distante dalla retorica e dalle commemorazioni, che non sia solo un rigurgito di coscienza annuale, ma l’occasione culturale e umana per riflettere, prendere seriamente consapevolezza del presente e delle agghiaccianti contingenze che feriscono la dignità delle persone.

A partire dalle 16, negli spazi di Area 51, in corso Italia 81/83, l’unità di strada Care for people e il centro polifunzionale Area 51 proporranno l’iniziativa “Fiabe al rovescio“, per reinventare le favole classiche affinché possano dare voce alle storie e ai vissuti di quanti ancora ogni giorno sono vittime di abusi per la propria identità. Alle 10 nell’aula Starace della Facoltà di Scienze Politiche ci sarà anche l’incontro “Voci in rete per la valorizzazione delle differenze“, promosso dal servizio Counseling psicologico dell’Università Aldo Moro con la collaborazione del dipartimento For.Psi.Com.