Le parole hanno il peso specifico del piombo, come si può capire leggendo alcune dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Parole negli ultimi tempi confuse e contradditorie, come quelle riferite in merito all’ospedale della Murgia. A ridosso del convegno in cui il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro e il numero uno della Sanità pugliese, Giovanni Gorgoni, si affannavano a spiegare perché il Perinei potrebbe diventare un’eccellenza regionale, il governatore pugliese dichicarava che: “L’ospedale della Murgia è il massimo della minaccia ma anche il massimo dei punti di forza”, e poi: “Ora come ora il Perinei non è né carne né pesce”. Era il primo dicembre dell’anno scorso. Poco più di un mese fa (comunicato della Regione Puglia nella fotografia in basso).

Tutto e il contrario di tutto, come al solito per confondere, distrarre l’attenzione di una già distratta e sonnecchiosa opinione pubblica. L’ospedale Perinei è più che altro una minaccia. Non ci sono dubbi. L’anno scorso sono morte 177 persone, praticamente lo stesso identico numero del 2014 (da aprile in poi ne sono decedute 116, con una media di 15 al mese. Stessa dell’anno scorso). Diversi decessi sono al centro di indagini della Procura.

Non è solo un caso, del resto le nostre continue deununce, mai contraddette nei fatti, ne sono la prova inconfutabile. Emiliano parlava in risposta a un’interrogazione presentata dai consiglieri regionali Stea, De Leonardis, Manca e Morgante (Area Popolare – Lista Schittulli). Chissà se i quattro sono rimasti soddisfatti, anche alla luce degli ultimi sviluppi: Il professor Francesco Schittulli, stimato oncologo, presidente della Lilt (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) ed ex presidente della Provincia di Bari, entrerà a far parte del Consiglio degli esperti di Sanità del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Il Perinei, come dice giustamente il governatore-assessore alla Sanità, pur non essendo né carne né pesce, puzza tanto di carne e pesce avariati. Un tanfo insopportabile. La cartina al tornasole di quanto sosteniamo è il Pronto soccorso di questa assurda cattedrale nel deserto della Murgia, che non doveva essere aperta ad aprile del 2014, semplicemente perché non c’erano i requisiti minimi di sicurezza per dipendenti e utenti. Per ragioni di opportunità elettorali si è deciso di mettere tutti a rischio, esponendo eccessivamente tutto il personale. L’eccellenza vera del Perinei è la mediocrità della struttura, che dovrebbe essere il collante tra l’utenza e quell’idea che la gente ha di Sanità con la S maiuscola, soprattutto quanto gli togli un ospedale a due passi da casa e ti vendi il nuovo come il migliore possibile.

Dettagli, perché questi piacciono a noi. Può capitare, per esempio, che la Centrale Operativa del 118 non riesca a contattare il Pronto soccorso, anche chiamando il solito numero indefinite volte, per allertare il personale dell’arrivo di un paziente la cui vita è appesa a un filo sottilissimo in seguito a un incidente stradale. Può capitare che lo stesso paziente giunga al pronto soccorso e non trovi già pronti anestesisti o la tac (spesso gli operatori sono reperibili). Il caso di Domi Martimucci, con la tac eseguita un’ora e mezza dopo il suo arrivo, è sintomatico. Può capitare ancora che il triage-accettazione venga posticipato o del tutto omesso. La puzza è quella di cadavere, purtroppo. Perché agli operatori capita di non rispondere al telefono? È stata aperta almeno un’indagine interna?

Può capitare che il responsabile del Pronto soccorso, Antonio Dibello, paradossalmente lo stesso responsabile del 118 barese (prima dimessosi e poi rimesso al proprio posto), disponga che i pazienti trasportati dal servizio di emergenza-urgenza debbano sostare in un corridoio in attesa di essere visitati e curati dai “suoi” medici. Sì, suoi medici, perché alcuni di loro sono talmente vicini a lui da farsi passare sotto il naso qualsiasi cosa pur di non dispiacerlo.

I pazienti – dicevamo – sono costretti a sostare in un corridoio dove la privacy va a farsi fottere, sprovvisto di attacchi per l’ossigeno, presidi di accoglienza e di rivalutazione dei parametri vitali, farmaci, flebo e altro materiale necessario ad un corretto (normale ndr.) monitoraggio e trattamento dei pazienti. Un codice verde può diventare nel frattempo giallo o rosso. I casi di cronaca ne sono pieni. Insomma, un crocevia di sanitari, autisti, parenti, addetti alle pulizie, corrieri in cui dovrebbero stazionare interi equipaggi del 118 anche dopo la procedura di accettazione. Un posto dove trovi regolarmente una guardia giurata che veste i panni dell’impiegato, dell’ausiliario e persino di un improvvisato triagista.

Un Pronto soccorso, sempre che non sentiate ancora il puzzo anche voi, dove spesso non c’è un responsabile al quale rivolgere domande per avere risposte esaustive. I morti gridano vendetta, almeno quanto chi ci lavora. Che dire delle serrande della camera calda di quel Pronto soccorso? Rotte, strappate, con la promessa di una riparazione ormai mesi e mesi fa. Invece niente da fare. Tutto è esattamente come quando avevamo interpellato il direttore sanitario della struttura, Alessandro Sansonettiche ci aveva promesso la riparazione nel giro di una settimana. All’esterno, però, al posto della grossolana scritta Pronto soccorso riportata su un pannello, è stata sistemata un’insegna luminosa. La politica della facciata.

Il Pronto soccorso, dove per arrivare in sala rossa, gli equipaggi del 118 devono superare una serie di percorsi ad ostacoli. Siamo arrivati al paradosso. Si scarica l’inefficienza di quell’ospedale maledetto, dove si sono dovuti cambiare gli infissi del reparto di psichiatria perché erano stati fatti coi piedi e non c’erano le grate di protezione, viene scaricata sui dipendenti che denunciano ciò che non funziona, che pretendono miglioramenti per sé stessi e peri i pazienti.

Presidente Emiliano, ci dica, chi arreca il vero danno d’immagine all’azienda? Non sono forse i dirigenti ai quali consegnate premi di budget al posto di levargli da sotto il sedere una poltrona che non meritano? Senza specificare in quale anno, caro presidente, ha detto di voler definire l’identità e la missione del Perinei, anche per vincere la concorrenza dell’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. Per ora il Perinei non se la può battere con nessuno, figuriamoci con Matera.