Francesco Caizzi, presidente Federalberghi Bari-Bat.

“La zona grigia del sommerso nel turismo si è allargata a livelli esponenziali. Dai numeri si evidenziano una minore sicurezza sociale e il dilagare dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”. Non usa mezzi termini il presidente di Federalberghi Puglia, Francesco Caizzi, commentando i risultati di un monitoraggio che la federazione degli albergatori sta realizzando con l’ausilio della società Incipit Consulting.

Un esempio eclatante è costituito dal portale Airbnb, che a ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’ISTAT erano 104.918 nel 2009, oggi sono 117.749). In Puglia gli alloggi messi in vendita sono ben 12.669.

La città di Bari è travolta dal fenomeno e registra ben 373 alloggi in vendita su Airbnb (era 1 nel 2009), il 54,6% riguarda l’intero alloggio. Di contro, i dati ufficiali (fonte Pugliapromozione) ci riportano in città solo 156 attività extra alberghiere (b&b, affittacamere, ecc.) che operano alla luce del sole.

La ciliegina sulla torta è costituita dagli “host” che possiedono centinaia di alloggi. A Bari centro il 54% degli host gestisce più di un alloggio con il recordman sig. Francesco che ne mette in vendita ben 7. Tra i “fuoriclasse” nazionali c’è, per esempio, Daniel che gestisce 527 alloggi. Chi si nasconde dietro questi nomi che generano affari miliardari? Di certo non si tratta di persone che affittano una stanza del proprio appartamento per integrare il reddito familiare.

“I numeri, dunque, ci preoccupano e ci costringono a intervenire per arginare la diffusione della sharing economy, che ci è stata mediaticamente raccontata come leva positiva per combattere la crisi e viaggiare a basso costo- afferma Caizzi – In verità, il consumatore è ingannato due volte perché tradito nella promessa di vivere un’esperienza autentica e lasciato senza certezze per la tutela della salute e della sicurezza. Si pone, inoltre, un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto i gestori “corretti” delle nuove forme di accoglienza e, in più, depaupera le entrate degli enti pubblici territoriali. In Puglia, per esempio, applicando la legge vigente, questo sistema illegale dovrebbe portare nelle casse pubbliche oltre 2 milioni di euro in sanzioni”.

I risultati del monitoraggio realizzato da Federalberghi saranno presentati a Parigi, in occasione della Convention mondiale degli host di Airbnb, insieme ad analoghi studi realizzati dalle associazioni degli albergatori di Francia (UMIH), Germania (IHA), Olanda (KHN), Regno Unito (BHA) e Spagna (CeHAT).