Quando mesi fa inaugurammo il filone Amtab a pezzi, mai avremmo immaginato di dover documentare le condizioni da terzo modo del parco mezzi in circolazione, tanto disastrati da aver più volte raccontato di pneumatici lisci che scoppiano all’improvviso, fumo in cabina dal vano motore, olio perso per strada, con rischi paurosi per il personale e i passeggeri.

Il presidente dell’Amtab Nicola Marzulli ha convocato per domani i sindacati indipendenti. Al centro dell’incontro, tra i vari temi, la questione sicurezza. Alla vigilia della convocazione siamo andati in piazza Moro, gli stessi autisti ci hanno confermato che anche oggi le vetture costrette in officina sono una trentina, con una media di quaranta.

Purtroppo, però, non va meglio agli autobus usciti dal deposito dell’azienda. Dal gioco delle tre carte a cui sono costretti i meccanici, spuntano vetture tenute insieme con la corda, mezzi chiusi le cui porte si aprono con la sola imposizione delle mani o col vano motore privo di chiavistello, tanto che chiunque potrebbe “divertirsi” a tagliare cavi, tubi o persino piazzare un bomba, come abbiamo fatto noi metaforicamente, ignari del fatto che mentre noi ci mettevamo simbolicamente “alla guida” di un autobus per dimostrare quanto è facile, un albanese ubriaco la ha fatto sul serio.

Da tutto questo torna più atroce che mai il dubbio che ci attanaglia da mesi: ora che i collaudi dei mezzi non sono più svolti internamente, ma affidati alla Motorizzazione Civile, come fanno gli autobus a circolare in queste condizioni? Ha qualche santo in paradiso l’azienda per poter far circolare questi autobus? Quando ci scapperà il morto, chi finirà al gabbione?