Una sentenza che rischia di fare scuola. Rivoluzionato il diritto di famiglia, qualora la decisione della Cassazione andasse a ribaltare nei fatti anni di Giurisprudenza.

Da oggi, infatti, il coniuge che richiede l’assegno di divorzio ma dalla fase di separazione giudiziale in poi ha operato una scelta esistenziale di convivenza stabile e continuativa e con un modello di vita diverso da quello precedente, vedrà preclusa l’eventuale ripresa dell’assegno divorzile. È quanto ci spiega il prof. Andrea Violante, avvocato e Ordinario di Diritto Civile all’Università degli Studi di Bari.

“Prima di questa sentenza – sottolinea il docente – la Giurisprudenza aveva ritenuto che la convivenza stabile e continuativa fosse idonea a sospendere ‘temporaneamente‘ il diritto all’assegno divorzile. Questo perché si riteneva che la convivenza more uxorio desse luogo a un apporto economico al coniuge che aveva deciso la convivenza stabile. Però la Cassazione aveva anche affermato che nella misura in cui la convivenza fosse cessata, riprendeva a vivere il diritto a quell’assegno”.

La Cassazione è stata quindi spinta a riflettere, specie alla luce dei tatticismi dei conviventi more uxorio. Il parametro di adeguatezza di cui parla la Legge sul Divorzio all’Art. 5 comma 6 è stato interpretato in maniera più razionale. Il coniuge che interrompe la convivenza more uxorio, rinuncia a quel tenore di vita. Per questo motivo la ripresa dell’assegno divorzile è ritenuta inadeguato quanto irrazionale.