Ogni organizzazione deve avere una base di validità giuridica, un corpus normativo, che aiuti i soci, ad ogni livello, a progredire nella propria crescita personale e a non essere d’intralcio agli altri sodali con pretese fuori dalle possibili e normali aspettative. Ogni organizzazione deve inoltre rispettare i normali canoni di democrazia nei rapporti interni tra i soci, pena lo scioglimento o i provvedimenti amministrativi e giudiziari che ogni socio ha facoltà di richiedere.

Questo è ciò che praticamente accade dappertutto, tranne nella Croce Rossa, l’associazione che Francesco Rocca guida con piglio autoritario ormai da tantissimo tempo. La prova sta nel fatto che le elezioni che si dovevano tenere da statuto, secondo le varie ordinanze presidenziali e seguendo quanto sancito dal decreto legislativo di riordino (il famoso 178 del 2012), già a fine 2013, non si sono ancora tenute.

La ragione ufficiale è il fatto che il presidentissimo non ha emanato il regolamento elettorale che dovrebbe regolamentare le consultazioni dei soci. È come se a un condannato a morte chiedessi di andarsi a comprare la fune e il sapone, dice qualche malelingua alla quale non crediamo perché alle chiacchiere anteponiamo sempre i fatti, documentatissimi come ci stanno giungendo da tutta Italia. Il fatto acclarato è che le elezioni non ci saranno nemmeno quest’anno ed i commissari, nominati già dai primi mesi del 2013 con il compito imperativo di far votare i soci a loro affidati, hanno disatteso tutti il mandato. Nonostante tutto non sono stati rimossi.

A chi far presente un’ingiustizia di questo tipo? Se si presenta ricorso al proprio presidente provinciale, questi ha facoltà di non rispondervi perché chi lo può rimuovere, per sancire la sua inerzia, è lo stesso presidente nazionale che lo ha nominato e che gli sta impartendo con questo contegno una vera e propria lezione di vita. Ugualmente, il sistema di formazione e aggiornamento dei soci, è in mano alle stesse persone che hanno facoltà di ammettere alcuni soci ed escluderne altri senza nulla temere, organizzare corsi di formazione riservati a pochi intimi, gestire le nomine chiave a istruttore e formatore nelle varie branche in cui si sviluppa l’attività della Croce Rossa Italiana, come il rapporto che lega ogni feudatario ai suoi vassalli.

Il tutto sempre in funzione di una gratifica elettorale che arriverà solo e solamente quando il presidentissimo avrà la certezza matematica di non aver concorrenti rimasti sul terreno e quando ogni suo fedele sodale avrà la certezza di potersi comportare nel suo piccolo feudo come ha visto fare in via Toscana dall’unico padrone della Croce Rossa Italiana.

C’è tutta una schiera di autonominatisi dirigenti di Croce Rossa Italiana che fa quadrato intorno alle scelte di Rocca, a questo suo feroce modus operandi, a questa sua spregiudicata voglia di azione e sta imparando benissimo la lezione, pronta a difendere con la faccia del presidente la propria immeritata poltrona. Naturalmente c’è chi osa rispondere a carte bollate, chiedendo l’intervento della magistratura, affinché venga ripristinata un minimo di legalità e democrazia all’interno dell’associazione di volontariato più grande d’Italia. Le cause, però, costano e non tutti possono mettersi le mani in tasca quando gli avvocati di via Toscana sono pagati dall’Erario e quindi da tutti i contribuenti. Se vuoi, prova ancora a richiamarle privatizzazioni.