Ci è giunta in redazione la lettera di Nicola Romanelli, un malato di insufficienza renale cronica. La scorsa domenica è stata la Giornata Nazionale del Dializzato, ma Nicola ha preferito mandarci la lettera oggi per illustrarci come vive ogni giorno un dializzato.

La scorsa domenica è stata la Giornata Nazionale del Dializzato. Io ho preferito mandarvi questa lettera oggi dal momento che per me, la giornata del dializzato inizia ogni mattina che apro gli occhi. Non so quante persone sappiano cosa sia la dialisi. È un trattamento salvavita per chi ha i reni che hanno smesso di funzionare. Attraverso due grossi aghi collegati a tubicini, il sangue viene portato nel rene artificiale che provvede a purificarlo. Il trattamento generalmente è trisettimanale, della durata di quattro ore per ciascuna seduta, per tutto il resto della vita. Se non si facesse questo, il malato di rene cronico sarebbe destinato a morte certa.

La vita di un dializzato cambia notevolmente dal momento in cui gli viene diagnosticata l’insufficienza renale cronica. Oltre alla malattia in sé, subentra anche una questione psicologica in quanto il sapere che questa terapia è a vita e che le abitudini di vita debbono per forza cambiare, ti porta a iniziare una battaglia interiore con te stesso.

Innanzitutto l’accettazione della malattia, sapere che devi vivere grazie a una macchina, che ogni volta che ti sottoporrai al trattamento correrai il grosso rischio di perdere la vita: nonostante gli infermieri e i medici facciano di tutto per evitarlo, nessuno ti può assicurare che non avvenga uno dei tanti problemi quale un collasso cardiocircolatorio o che il sangue si coaguli.

Altro problema con cui ci si trova a combattere è il dover cambiare le abitudini alimentari. Il potassio è un nostro nemico, porta all’arresto cardiocircolatorio perciò anche bere un bicchiere d’acqua per noi diventa un problema: dobbiamo centellinare tutti i liquidi e le verdure, che devono essere cotte in due acque diverse per far perdere quanto più possibile il potassio, mangiare poca frutta e selezionata, dato che alcuni tipi sono letali per noi, come ciliegie, fichi, banane.

Senza poi trascurare che la dialisi ti cambia la vita sessuale. Quando si è giovane, diventa un grosso problema non solo fisico ma psichico che ti fa sentire inferiore e che nei rapporti interpersonali ti mette in seria difficoltà.

Il rene artificiale è una macchina perfetta e diventa il nostro partner se nella vita non si era stati disponibili a risolvere in maniera attiva i propri problemi con uno in carne ed ossa. Se nessun partner era sufficientemente fidato, oppure il desiderio di libertà e indipendenza era troppo forte, si trova nel rene artificiale un partner ideale e perfetto, che senza pretese personali e necessità individuali fa fedelmente tutto quello che gli viene chiesto. In compenso però si dipende da lui: almeno tre volte la settimana bisogna incontrarlo in clinica. Non ci si può allontanare mai troppo da lui e si impara in questo modo che non esiste un partner perfetto almeno fintanto che non si è perfetti con noi stessi.

Nicola Romanelli