Bari città sporca, in centro come in periferia. La raccolta differenziata non decolla e, a quanto pare, non decollerà mai. Altro che “potenziamento, per il raggiungimento degli incrementi utili per evitare l’aumento dell’ecotassa nonché gli obiettivi stabiliti dalla legge”. La condanna arriva dallo stesso piano finanziario dell’Amiu. Niente porta a porta. Si continuerà a puntare sul sistema di prossimità, esteso a tutta la città per raggiungere la niente affatto invidiabile percentuale del 30%. A Salerno, che da tempo utilizza il porta a porta, si raccoglie in maniera differenziata circa il 70% dei rifiuti. Le due facce della stessa medaglia meridionale, non il solito confronto con l’educato e volitivo Nord Italia.

“Purtroppo dall’inizio dell’anno sono stati danneggiati irrimediabilmente 270 cassonetti. Una cattiva abitudine che si ripresenta quotidianamente”. Una prima ammissione sull’inefficacia della raccolta di prossimità. Forse è arrivato il momento di rassegnarsi al fatto che i baresi sono vandali e zozzoni e quindi che bisogna prendere decisioni di conseguenza. Si continua a perseverare in un errore che – non siamo noi a dirlo – potrebbe far triplicare il costo dell’ecotassa regionale e far schizzare alle stelle la tassa sui rifiuti. Per evitarlo – la scadenza di giugno 2014 è stata prorogata al 31 dicembre – bisognerebbe raccogliere il 5% in più di rifiuti in maniera differenziata.

I conti sono in ordine, è vero, ma a che prezzo? Centinaia di cittadini scontenti e male informati. Il minimo indispensabile non basta più e nei piani della partecipata più partecipata ci sono segnali secondo molti addetti ai lavori poco incoraggianti.  Una delle note dolentissime è la raccolta dell’organico che, udite udite, finisce “in prevalenza” nell’indifferenziato, perché rifiutato dall’impianto di compostaggio. Quindi lo sforzo dei cittadini baresi nel differenziare l’umido, è vano dato che poi va a finire in discarica insieme a tutto il resto.

“Allo stato attuale risulta molto difficile portare a recupero la frazione organica differenziata dei rifiuti urbani per la concorrenza di due fattori”, scrive l’Amiu. Il primo è “la scarsa presenza di impianti di trattamento sul territorio”. Eppure, una dozzina di altri comuni della Provincia di Bari, che hanno avviato la raccolta porta a porta, finora non hanno avanzato lamentele clamorose. Speriamo non si tratti della solita ripicca politica nei confronti di avversari elettorali. La seconda ragione è l’elevato grado di impurità (5-10%) dell’organico raccolto a Bari con il sistema di prossimità.

E anche in questo caso la colpa è altrui. “In Provincia di Bari – spiega l’Amiu – attualmente opera un solo impianto in agro di Modugno (la Tersan Puglia), che in realtà oltre a presentare problemi legati alla continuità del servizio, che poco si conciliano con il servizio pubblico effettuato a Bari tutti i giorni per tutto l’anno, impone percentuali limite di impurità praticamente irraggiungibili nella raccolta domiciliare, inferiori al 3%”. In realtà, la Tersan tiene alla conformità della frazione organica in ingresso perché il suo scopo è quello di ottenere in uscita un compost di qualità agronomica da mettere sui campi come concime per fare più soldi.

Per questo attua in ingresso un controllo accurato, è nel suo interesse, altrimenti non riuscirebbe a vendere il compost. Tanti comuni conferiscono la frazione organica alla Tersan, anche da fuori provincia. La frazione organica che portano all’impianto di Modugno ha evidentemente delle impurità giudicate accettabili. Il problema sembra essere proprio il sistema di raccolta di prossimità. Questo vale anche per le altre frazioni dei rifiuti, come vetro e plastica. Il contributo che si ottiene dalla vendita del materiale differenziato, varia a seconda della qualità del materiale differenziato. Una campana di vetro frantumato, vale molto meno della stessa quantità di vetro intero, magari raccolto con il porta a porta. Il tutto a vantaggio dei cittadini che avrebbero anche un ritorno economico.

E qui arriva il pezzo forte della relazione che, a detta di molti, è la volontà di privatizzare la partecipata, sempre più azienda e meno municipalizzata. Con ingenti finanziamenti pubblici (circa 18 milioni di euro), per superare il problema del mancato conferimento dell’organico, si intende realizzare un impianto praticamente inutile dato il sistema di raccolta dell’Amiu. In pratica, se i problema è che la Tersan rifiuta la frazione organica, perché questa ha impurità elevate, perché non realizzare un impianto di trattamento della FORSU direttamente in Amiu?

Ecco perché si vuole realizzare un impianto di digestione anaerobica, con produzione di energia, bruciando sul posto il biogas prodotto e prendendosi anche gli incentivi previsti per la produzione di energia da biogas. L’unico inghippo è che se nell’impianto entra una frazione organica con molte impurità, quello che ne verrà fuori sarà un compost di scarsa qualità, non appetibile dal mercato che, irrimediabilmente, andrà a finire insieme all’indifferenziato, come succede adesso. Indovinate chi pagherà i costi dello smaltimento di questo compost non conforme? I cittadini.

Impianto inutile e costoso dato che con gli stessi soldi si potevano realizzare due impianti aerobici come quello della Tersan,  aumentando le potenzialità di trattamento dei rifiuti organici dell’intera provincia. Inoltre, con una cifra modesta si poteva trasformare la linea di biostabilizzazione, già attiva all’Amiu, in una linea di compostaggio aerobico, come sta avvenendo per esempio presso la Daneco di Giovinazzo. Inutile anche perché per far diventare compost il digestato (si chiama così il prodotto della digestione anaerobica), si deve comunque realizzare una linea di compostaggio aerobico, altrimenti il digestato può presentare problemi di microrganismi patogeni e inquinare le colture. L’impianto, infine, sarebbe anche inquinante, visto che bruciare il biogas contribuirà a rendere ancora più insalubre l’aria della zona industriale di Bari, già male classificata dall’Arpa Puglia (zona C) nel piano regionale sulla qualità dell’aria. I baresi cominceranno a pagare il costoso impianto con la Tari. Nel piano finanziario sono infatti stati inseriti investimenti per 1,9 milioni di euro per l’impianto, quindi anche per questo la Tari sarà più salata.

E se poi fosse tutto non a norma in partenza? Le centrali a biogas, secondo le normative europee, dovrebbero essere assoggettate a Valutazione d’impatto Ambientale (VIA), a prescindere dalla loro dimensione e potenza. Anche l’impianto di digestione anaerobica con bruciatura del biogas per produrre energia dovrebbe essere sottoposto a VIA, altrimenti a breve potrebbe essere illegale. La VIA serve a quantificare la ricaduta in termini ambientali dell’impianto, considerando anche la sommatoria degli impianti presenti nella zona in cui l’Amiu lo vuole realizzare. L’Europa ce lo impone mentre l’Italia ha adottato fino ad ora una normativa inadeguata, che escludeva il procedimento VIA per gli impianti fino a 50 MW. Ulteriore motivo per un deciso dietrofront.

Per quest’ultimo punto che riguarda nello specifico le centrali a biogas, vi proponiamo un interessante articolo dell’autorevole Il Sole 24 Ore.