«Ce l’hanno ammazzato, vogliamo che la magistratura faccia giustizia e non ci arrenderemo fino a quando non sapremo la verità sulla morte del nostro Davide».  In lacrime Caterina Bosco, nonna di Davide Capone, il bambino di 18 mesi morto all’ospedale Giovanni XXIII, racconta la sua verità a Barbara D’Urso in un’intervista a Pomeriggio 5

Nonna Caterina è un fiume in piena e si scaglia contro l’ospedale della Murgia: «È un ospedale aperto dalla politica senza che ci fossero le condizioni necessarie per il suo pieno funzionamento. I medici che hanno sbagliato non sono degni di indossare il camice bianco. Ci vuole soprattutto umiltà. Non hanno trasferito Davide prima di lunedì sera per non perdere la faccia».

Ascoltate queste dichiarazioni, abbiamo parlato anche noi con la signora Caterina, che ci ha raccontato la sua versione dei fatti che hanno portato alla morte del nipote.

«È morto in camera tra le braccia di suo padre, mentre erano da soli – dichiara la nonna –  Il bambino era fortemente anemico dopo sei giorni che espelleva sangue. Gli stavano facendo una trasfusione. A un certo punto Davide ha digrignato i denti e, stretto gli occhi e poi il suo corpo si è afflosciato. Mio genero ce l’aveva in braccio. Ha suonato il campanello per chiamare un infermiere o un medico, ma era il cambio del turno e non c’era nessuno. Dopo quasi 20 minuti è arrivato un medico che ha tentato di rianimarlo, ma ormai non c’era più niente da fare»

Davide era stato trasferito al Giovanni XXIII lunedì sera, dopo una degenza di tre giorni all’ospedale di Altamura, dove gli era stata diagnosticata una gastroenterite virale, diagnosi convertita in sindrome muco emorragica a seguito di un eco-addome praticatogli solo nel pomeriggio di lunedì, dopo che la pancia del bimbo si era gonfiata e indurita.

Per i genitori del piccolo questo è il secondo lutto. La sorellina di Davide è morta sei anni fa all’età di quattro anni.