Buone notizie per i 3.500 ex lavoratori socialmente utili della scuola che in Puglia beneficeranno dell’accordo stipulato tra le parti sociali e le ditte appaltatrici. Al pari di altri 20mila addetti alle pulizie italiani, gli ex LSU non soltanto non saranno licenziati, ma vedranno aumentare le ore di lavoro. Sono lontani i tempi in cui gli operatori pugliesi protestavano a Bari, in viale Capruzzi, per denunciare la gara al ribasso emanata dal governo e la riduzione del 70% delle ore lavorative.

Rispetto a quella giornata di fine novembre vi sono meno incertezze ma, come auspicato dalla segreteria pugliese dell’USPPI, «i lavoratori che si occupano della scuola pubblica italiana devono essere stabilizzati, dipendere direttamente dalla scuola, dal ministero dell’Istruzione». L’Unione Sindacati Professionisti Pubblico Privato Impiego prevede che «il risparmio calcolato per le casse pubbliche sarebbe notevole, non ci sarebbero speculazioni, né condizioni di lavoro vergognose, come per esempio quelle previste dalla tedesca Dussmann per gli ex LSU pugliesi, con un taglio del 60% su ore di lavoro e stipendi, oltre al rischio dei licenziamenti».

L’intesa, favorita dall’intervento del governo e del ministero dell’Istruzione, include corsi di formazione, ammortizzatori sociali e incentivi all’esodo. «Una boccata d’ossigeno -l’ha definita il leader nazionale dell’USPPI Nicola Brescia- indispensabile per la sopravvivenza di quei posto di lavoro». Per il segretario dell’organizzazione sindacale il patto è soltanto un punto di inizio, consapevole che «governo e ministero devono, per il futuro, cambiare le regole, ottemperando, fra l’altro, a sentenze e leggi, operando in piena legittimità».