Il terreno su cui il sito sorge è infatti caratterizzato dalla presenza di numerose doline (o vore),fenomeni carsici che fanno defluire velocemente nel sottosuolo le acque delle piogge, insieme al percolato dei rifiuti. La richieste di Legambiente trova conferma in un comunicato della Procura di Bari, secondo cui “riscontri documentali e testimoniali hanno consentito di accertare la strutturale inidoneità morfologica del sito di contrada Martucci”, dopo il sequestro penale delle vasche di servizio/soccorso realizzate con l’impianto di trattamento dei rifiuti.

Il sequestro è avvenuto dopo aver valutato il rischio di contaminazione delle acque di falda dovuto alla presenza delle doline, accertata dalla relazione geologica e geotecnica richiesta per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto di smaltimento di rifiuti nella discarica. Da tale relazione il Comitato Tecnico Provinciale ha stabilito che l’intervento non è coerente con il D. Lgs 36/2003, secondo cui le discariche non vanno ubicate “in corrispondenza di doline, inghiottitoi o altre forme di carsismo superficiale”.

La storia di questa discarica, situata tra Mola di Bari e Conversano e gestita dalla Lombardi Ecologica, va avanti da trent’anni fra chiusure, riaperture, sequestri e proroghe. Le comunità locali hanno dovuto combattere contro ogni genere di violenza ambientale: mancati conntrolli, utilizzo di siti non autorizzati, quantità in esubero, proposte di aumentare lo spazio disponibile per far arrivare rifiuti da altre parti d’Italia, smaltimenti di quelli tossici e nocivi (compreso l’amianto), proposte per la costruzione di impianti termovalorizzatori.

In queste battaglie la cittadinanza e le amministrazioni locali sono state spesso messe da parte e scavalcate da provvedimenti regionali e provinciali, si sono rivolte ai ministri dell’Ambiente e della Sanità attraverso interrogazioni, hanno fatto denunce, temendo per la propria salute, fino a che le tanto sperate analisi hanno rilevato alti tassi di inquinamento dovuti alla mancata impermeabilizzazione del terreno. Tante volte sono state fatte promesse di chiusure definitive e di bonifica, ma per un motivo o per un altro la discarica viene sempre riaperta e riempita sempre di più, nonostante il sua bacino di utenza interessi ben 21 comuni dell’area BA/5.

Sul tema, nel 2011, è uscito il libro “L’ultimo chiuda la discarica”, che ha ricostruito la storia e il malaffare sviluppatisi dietro a questa discarica, scritto da Pietro Santamaria, il quale ha seguito da vicino la vicenda in qualità di ricercatore, assessore all’Ambiente, all’Ecologia e all’Agricoltura del Comune di Mola di Bari e attivista di Legambiente. Dice Santamaria: “Dalla lettura dei documenti che ho inserito nel libro emergerà che la nostra democrazia è zoppa, che la trasparenza è un optional, che manca la partecipazione civica, che non tutti fanno il proprio dovere”.

 

Caterina Venece