“Ho avuto un ictus e sono diabetico, non ci fossero i miei parenti sarei morto di fame”. A lanciare la provocazione è Mario, ricoverato da alcuni giorni nel reparto di Neurologia del Policlinico di Bari. Più volte ha fatto presente che il cibo è generalmente immangiabile, a maggior ragione per quanti come lui hanno esigenze particolari.

Non si tratta di banali intolleranze. “Ciò che ci danno da mangiare – spiega a fatica il paziente – per noi è veleno”. Frutta, quindi zuccherata, e poi brodo e altre pietanze servite fredde e salate. “Abbiamo bisogno di una dieta specifica – continua Mario – lo abbiamo fatto presente più volte, ma non c’è stato alcun intervento”.

Medici e infermieri si sono attivati, hanno accolto l’istanza dei pazienti, annunciando a quanto pare che sarebbe stata interpellata la ditta Ladisa, ma fino a ieri il cibo era immangiabile. “Io sono fortunato ad avere sempre qualcuno che pensa a me. Fanno i turni per portarmi qualcosa che io possa mangiare a pranzo e a cena – continua il paziente diabetico -. Altre persone ricoverate non hanno sempre qualcuno al proprio fianco”.

Una sanità eccellente, con professionisti capaci di asportare e trapiantare con successo organi da una novantenne, non può scivolare così malamente su questioni che dovrebbero rappresentare l’ordinaria amministrazione, le basi di una degenza ospedaliera. In questo caso alcuni pazienti vengono privati di un loro diritto sacrosanto e per questo i pazienti ed i loro familiari auspicano una risoluzione immediata del problema.