Si è svolto ieri un incontro fra Cgil, Cisl e Uil e i vertici della Regione Puglia. Sul tavolo diverse problematiche, in primis quello del fondo del comparto, ma ci sono anche la valorizzazione professionale dei lavoratori e una riorganizzazione annunciata ma ancora lontana dall’essere compiuta.

Sul fondo del comparto grava un buco di 19 milioni di euro. L’Ente sta preparando un piano di rientro che si baserà su due voci in particolare: da una parte i risparmi rivenienti dai fitti dismessi di via Capruzzi, dall’altro il contenimento della spesa, già regolato dal decreto Madia. È prevista una razionalizzazione del 20% della dotazione organica del personale dirigenziale e, in via residuale, del 10% del taglio della spesa complessiva del personale.

Le cifre rivenienti da questi risparmi dovrebbero consentire, secondo i calcoli della Regione, di spalmare l’enorme debito in 10 anni, o forse anche meno, evitando in questo modo nuovi tagli al fondo del comparto.

C’è poi un’altra “patata bollente”: quella dei dipendenti ex provinciali. Qui la soluzione ipotizzata dai vertici della Regione è quella della procedura per via gerarchica. Pertanto nel giro di qualche giorno, regolamento e delibera dovrebbero andare in giunta per essere approvati. Il salario accessorio del personale afferente alla Cultura andrà a regime per luglio prossimo e i lavoratori percepiranno tutti gli arretrati dovuti.

Sul piano di fabbisogno, l’Amministrazione si riserva di pronunciarsi dopo l’approvazione della “manovrina”, che potrà prevedere l’allargamento del turn over al 75%. È stata inoltre confermata l’intenzione di procedere all’esodo, fermo restante il recupero delle risorse necessarie.

In ultimo, ma non meno importante, il problema dell’assegnazione degli incarichi alla Dirigenza. Il capo di gabinetto ha, di fatto, ammesso che si è trovato davanti a un bivio: l’80% dei dirigenti, infatti, aveva espresso il proprio orientamento a transitare in quattro dei sei Dipartimenti. L’accoglimento delle istanze avrebbe inevitabilmente determinato uno sbilanciamento nei numeri e, per questo motivo, la scelta era fra riequilibrare i numeri o mortificare le aspettative.