Ammonta a circa 500 milioni di euro lo squilibrio contabile della spesa sanitaria in Puglia nell’anno 2021: a fronte di un fondo sanitario regionale pari a 7 miliardi e 655milioni, nell’anno passato si sono spesi infatti 8miliardi e 155milioni. E non sarà indolore il Piano di Rientro con il quale le Regioni saranno chiamate a rimborsare le maggiori spese sostenute. Ne ha relazionato l’assessore alla Salute, Rocco Palese, audìto dalla  I e dalla III Commissione, in seduta congiunta. Per la Puglia si tratta quindi di un importo strutturale pari a 500 milioni di euro che, accanto alle cause storiche di maggiori spese rispetto a quanto stanziato dal Fondo di Riparto, vede, ovviamente, la pandemia di Covid, declinata con alcune varianti. Il costo del personale è cresciuto in due anni di 350 milioni di euro tra assunzioni, rinnovi ccnl ed internalizzazioni. La spesa farmaceutica è più alta dei tetti di spesa di circa 200 milioni, gli investimenti con fondi di bilancio delle aziende sanitarie ammonta tra i 70 e gli 80 milioni di euro, la spesa per dispositivi medici supera di 100 milioni il tetto di spesa e lo sbilancio di mobilità sanitaria ammonta a 180 milioni di euro. Inoltre, si è registrata una riduzione del finanziamento di 100 milioni di euro collegata alla riduzione del numero relativo alla popolazione residente. In sede di Conferenza delle Regioni, ha detto l’assessore Palese, sarebbero in discussione le modalità con le quali consentire alle Regioni il rientro che si mira a “ spalmare” nel tempo o a garantire risorse aggiuntive alle regioni. Dopo l’approvazione del DEF, un Decreto del Governo  dovrebbe  dare  maggiori  indicazioni.

Sulla questione è intervenuto il presidente  della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati: “Tale squilibrio è stato ripianato per ulteriori 66milioni dal payback, cioè il contributo che le aziende farmaceutiche versano alle regioni, e per 188milioni da contributo integrativo Covid. Ne deriva, dunque, la necessità di coprire dal bilancio autonomo una spesa aggiuntiva di circa 250milioni entro il 31 maggio prossimo, salvo che il Governo nazionale non adotti un provvedimento di sostegno. I motivi di tale squilibrio sono in generale riferibili all’incremento della spesa per il personale, negli ultimi due anni maggiorato di 350milioni; al decremento della popolazione residente, nel 2021 scesa di 75 mila abitanti e in grado di ridurre la quota capitaria per 100milioni; all’incremento della spesa per l’assistenza territoriale; investimenti per 80milioni realizzati senza finanziamenti in conto capitale e quindi registrate come perdite nette sul conto economico; riduzione di ricoveri e prestazioni ambulatoriali per blocco Covid. Le motivazioni esposte, tuttavia, si aggiungono a problemi storici di squilibrio, come la spesa farmaceutica e la mobilità passiva. Sulla spesa farmaceutica, in particolare,  bisogna mettere in rilievo che il mancato rispetto dei tetti è un atto ostile nei confronti delle tasche dei cittadini, poiché il ripiano si rischia di coprirlo con la tassazione ordinaria o, peggio, con tassazione aggiuntiva. Per questo abbiamo approvato la nuova legge che sanziona con la decadenza i direttori generali che non rispettano i tetti assegnati. Per quanto riguarda, invece, la mobilità passiva, è noto che a parte i problemi più strutturali, più di due/terzi della spesa sostenuta non è per carenza in Puglia delle rispettive prestazioni ma per un problema di reputazione che mi sembra largamente infondato, se non negli aspetti di organizzazione e modernizzazione dei nostri ospedali. È anche questo il motivo per cui conduco, anche ossessivamente, le battaglie per la modernizzazione delle strutture e delle tecnologie, oltre che per l’introduzione nei servizi offerti di tutte le nuove frontiere della scienza. Se riuscissimo a combinare il rigore scientifico dei numeri al servizio dei conti e l’altrettanto rigoroso prodotto dell’ingegno umano, molto probabilmente avremmo meno tasse, più sicurezza sul futuro e pure più bambini”.