Facebook

A distanza di 10 anni, si torna a parlare del rigassificatore di Brindisi che, alla luce dei drammatici eventi di questi giorni in Ucraina e delle loro conseguenze sull’approvivigionamento di gas per il nostro Paese, appare oggi un’occasione perduta. All’intervento di ieri del consigliere regionale Fabiano Amati, fa eco il capogruppo di FdI Ignazio Zullo: “Come non condividere la proposta del collega Amati di candidare la Puglia per un rigassificatore e non solo perché viviamo oggi una crisi energetica che spinge l’Italia a diventare sempre più autonoma sotto il profilo energetico, ma perché un rigassificatore in Puglia fu autorizzato nel 2004, proprio a Brindisi, terra di Amati, dall’allora governo Fitto. Il presidente Fitto si assunse la responsabilità di mettere attorno a un tavolo il governo nazionale e la società inglese British Gas. Tutto era pronto per avviare il cantiere, ma si scatenarono le proteste di politici, ambientalisti e associazioni che si opposero con tutte le loro forze. Poi al governo regionale arrivò Vendola, che votarono anche per questo… e furono accontentati. Ma cosa sarebbe successo se quel Rigassificatore fosse stato realizzato? Sono mancati il senso di responsabilità e la capacità politica che purtroppo ancora oggi non ritroviamo in Emiliano”, conclude Zullo. Ripercorriamo brevemente la vicenda: venti anni fa la British Gas manifestò la volontà di avviare due progetti gemelli, uno nel Galles e uno a Brindisi, per la realizzazione di rigassificatori che avrebbero riportato allo stato gassoso otto miliardi di metri cubi di metano. Mentre l’impianto in Galles venne autorizzato, costruito velocemente e reso operativo in meno di 5 anni, quello di Brindisi, nonostante l’approvazione nel 2002, lo stanziamento di 500 milioni e la previsione di 5000 nuovi posti di lavoro, fu fermato da una contraria volontà politica, in linea con le proteste delle associazioni ambientaliste. Il progetto aveva ottenuto in realtà anche un provvedimento giurisdizionale favorevole: infatti il TAR Puglia – Lecce, con sentenza n.5455/2006, aveva respinto i ricorsi proposti da tutti gli enti locali territoriali e da alcune associazioni contro la Snam Rete Gas, società del gruppo ENI,  e contro la Brindisi Lng spa (società costituita dalla British Gas). Considerata l’ostilità, nel marzo 2012, la British Gas decise di abbandonarlo definitivamente.