Non è tanto il chi, ma il come. Gli assessori, maschi e femmine, saranno dirette emanazioni del capo, quasi sue fisiche estroflessioni. Risponderanno a lui soltanto: per i partiti, PD compreso (anzi giusto per chiarire, a cominciare dal PD), non c’è trippa che tenga.

Il famoso “toto-assessori”, insomma, rischia di essere una perdita di tempo e lavoro per i cronisti che in questi giorni stanno seguendo i primi vagiti del presidente Michele Emiliano. Lo stile di governo sarà completamente diverso da quello del predecessore. I prossimi cinque anni, Emiliano li passerà a girare in lungo e in largo la Regione, seguito o accompagnato da quella parte della Giunta che di volta in volta sarà coinvolta. La scelta itinerante sembra un’opzione ben precisa anche per stravolgere il vizio burocratico che finisce per infettare gli uffici e le mansioni abituate alla sedentarietà.  E il lavoro diventa potere e non servizio al pubblico.

Queste sono le premesse: Emiliano intende esercitare appieno le sue prerogative, staccando dalle scrivanie e dagli uffici i suoi Assessori. Le giunte si faranno lì dove i problemi rischiano di esplodere: xylella, Ilva, sanità, solo per restare alle tre principali preoccupazioni. Mentre il suo predecessore gestiva a fatica il contatto umano, era in chiara difficoltà con la vicinanza troppo stretta con il pubblico, specie se numeroso, Emiliano non ha di queste ubbie, anzi: il contatto diretto fa parte dei suoi carismi più sperimentati.

Ma il nuovo stile dovrà servire soprattutto a ridimensionare il sottopotere e il sottobosco di complicità e opacità che fatalmente si forma quando si governa e a lungo: in dieci anni il vendolismo ha creato numerosissimi gangli di questo potere poco limpido, che trascorre tra un settore e l’altro e che spesso vede una parte del personale fare il lavoro per chi invece viene pagato sostanzialmente per non fare quasi nulla.

Emiliano sa che c’è molto di questo lerciume da sistemare e ripulire. Il suo stile movimentista e itinerante, inoltre, spera di riportare alla politica e all’urna elettorale quella metà dei pugliesi che alle ultime regionali ha deciso consapevolmente di girare le spalle a un impegno che sempre meno cittadini sentono come un dovere.