regionali

Riuscirà Nichi Vendola a resistere al richiamo di Maurizio Landini, il nuovo soggetto mobilitatore della politica italiana? La tentazione, forte, è quella di lanciare Guglielmo Minervini direttamente nella sfida regionale contro Michele Emiliano, Antonella Laricchia e il candidato (o i candidati) del centrodestra. Dove non c’è nulla di chiaro e definitivo. Lo scontro fra Raffaele Fitto e Forza Italia assomiglia a una guerra di trincea, con la sopravvivenza del partito di Berlusconi in Puglia. Fitto ha sempre lasciato intendere che vuole difendere dall’ostracismo e dall’esclusione i suoi fedelissimi, di fatto ancora esclusi dalle liste. Ma c’è chi è sicuro di un impegno diretto e personale di Raffaele Fitto nella competizione elettorale, al di là della difesa d’ufficio dei suoi (e soprattutto della sentenza di primo grado di condanna a quattro anni di cui tre condonati per corruzione, finanziamento illecito ai partiti e abuso d’ufficio del febbraio del 2013, reati che sarebbero stati commessi mentre Fitto era Presidente della Regione Puglia).

In ogni caso, l’auspicata unità del centrodestra più volte richiamata da Francesco Schittulli per continuare nella sua corsa regionale, assomiglia sempre più a una chimera. Forza Italia appare sempre più sfilacciata e confusa. Il proconsole di Berlusconi, Luigi Vitali, prosegue come un treno piazzando coordinatori in tutte le province come se Fitto fosse solo una fotografia appesa al muro. Il Nuovo Centro Destra, che a Roma governa con Renzi, in Puglia certo non andrebbe a cuor leggero con Emiliano ma neanche con Fitto, di cui il boss locale, Massimo Cassano, è nemico giurato e personale.

Dal canto suo Emiliano, sembra più tranquillo dopo aver incassato il sostegno incondizionato dei popolari (Realtà Italia, Udc e Centro Democratico), in grado di coagulare attorno a sè il popolo disperso dei moderati di ispirazione democristiana o anche ex postfascista. Il “cuore di Puglia” (come si sono definiti dopo aver scelto come simbolo della lista unitaria appunto un cuore con i tre loghi all’interno) rappresenta l’unica certezza della coalizione capeggiata dal Partito Democratico che, giusto per chiarire le cose, non ha rinnovato la tessera a Guglielmo Minervini, “reo” di aver deciso di candidarsi in una lista diversa dal Pd o comunque non autorizzata.

Se davvero Schittulli dovesse ritirarsi dalla competizione per aver fallito l’obiettivo di unire dietro di sè tutti gli oppositori di Emiliano, la “sagra” delle regionali entrerebbe in una fase drammatica e grottesca, con un solo esito ragionevolmente possibile: la vittoria di Michele Emiliano. E una percentuale di astenuti da record assoluto.