Dal giornale di Paperino di ieri. “Ci sono io in mezzo alla strada”, “Siamo noi in trincea, mica voi”, “Tanto non cambia niente”,… La sequela delle frasi tutte uguali per nascondere la paura, in certi casi codardia, è lunga, articolata, con punte assolute di originalità. Il presidente e fondatore di Libera, don Ciotti, lo ha detto proprio a Bari qualche giorno fa: “Il problema dell’Italia non sono la mafia e i mafiosi, il problema siamo noi. Possibile che milioni di italiani non riescono a far voltare pagina?”

Sì, don Ciotti, possibile e adesso in parte sappiamo anche perché. Non si riesce a voltare pagina perché confondiamo la paura con la fuga; perché il gioco preferito in questo Paese resta quello dello scarica barile; perché invochiamo l’alibi della vigliaccheria altrui per giustificare la nostra; perché tutto il nostro non agire dipende dal menefreghismo degli altri. Persino chi è ormai al tredicesimo furto, alla quinta rapina, al terzo attentato, invoca la “paura di possibili ritorsioni”.

Poche ore fa l’ennesima rapina ai danni di un tabaccaio in Crispi e all’Eurospin in via Accolti Gil. Furti, rapine, assalti, blitz non si contano più. Il magistrato che rimette in libertà gli autori di un tentativo di furto colti in flagranza ha indignato tutti. In pochi, però, s’indigano per le lamentele fatte a voce e telecamera bassa, per gli gli annunci di rivoluzione fatti nei bar con gli amici, per le deserte manifestazioni contro l’illegalità, per chi continua ad alimentare il racket delle estorsioni pagando il pizzo. Caro commerciante rapinato ha tutta la nostra solidarietà, ma non la stima, al contrario di chi non ha paura di metterci la faccia nonostante non cambi mai niente proprio a causa sua e di chi continua a nascondersi dietro il dito del menefreghismo di massa. Ci è venuta una gran voglia di intervistarlo qualcuno di quei magistrati che rimette in libertà ladri e delinquenti, poi torniamo e ne riparliamo.