Antonio Decaro ha dato l’annuncio durante la terza giunta territoriale, quella al Libertà, all’interno del Redentore. Frutto delle sue relazioni nazionali, senza dubbio e del desiderio di pensre Bari finalmente come una realtà metropolitana, alta, di lungo respiro. E portare a Bari, precisamente nella sede della ex Manifattura Tabacchi, una delle sedi periferiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, se non altro vuol dire aver capito che la città ha bisogno di lanciarsi e rilanciarsi nei settori da sempre trascurati della Cultura e della Ricerca, appunto. E che le Università presenti hanno bisogno di specchiarsi e rafforzarsi guardando in alto, molto in alto.

Allo scadere dei suoi primi cento giorni da sindaco (al programma promesso manca all’appello il reddito di cittadinanza, ma non disperiamo che possa arrivare da un giorno all’altro) Decaro ha voluto fare alla città una “sorpresa” niente male. Portare a Bari una struttura di caratura internazionale, in grado di rivitalizzare, con i suoi 700/800 addetti, non solo il quartiere ma tutti i poli scientifico-formativi della città, è un fatto che, se realizzato compiutamente, resterà nella storia della città come ,’inaugurazione del Petruzzelli nel 1903, o la nascita del Policlinico Universitario nel 1936 o la stessa fondazione del Borgo Murattiano il 25 aprile del 1813.

Ma i cittadini presenti alla giunta hanno accolto la notizia con una freddezza imbarazzante: Si è chiaramente percepita la sensazione che la cosa fosse letteralmente scivolata addosso agli uomini e alle donne che sembravano avere passione e parole solo per le questioni legate alle pedonalizzazioni delle diverse zone del Libertà. Ora, atteso che l’arrivo del CNR a Bari non è solo una buona notizia ma una necessità inderogabile di rilancio e riposizionamento dell’intera immagine che questa città aveva assunto negli ultimi cinque anni,  ci auguriamo che l’amministrazione comunale, facendosi magari aiutare dai cinque municipi, sia in grado di trasmettere alla popolazione l’eccezionale positività di questa circostanza.

Una serie di problemi di Bari potrebbero essere meglio analizzati e risolti (pensiamo al perdurante fallimento della gestione dei rifiuti, ai tempi della città, alla mobilità, alla salubrità dell’ambiente fra gli altri) con il formidabile apporto scientifico e logistico del CNR, in grado di cooordinare e rivitalizzare i contributi (molto scarsi e saltuari in verità) che l’Accademia universitaria dà  alla città.

Insomma, si tratta di crescere davvero e non solo in termini economici: di diventare “grandi” nel senso che diamo all’espressione quando guardiamo un bel bambino piccolo in cui vediamo già l’uomo di domani. E Bari deve crescere diventando più comunità solidale e consapevole. E per questo ci vuole Cultura, con la maiuscola. Una merce che il CNR possiede in abbondanza.