Archiviata l’edizione numero 78, ora si tratta (e non e poco) di cogliere l’entusiasmo e l’incoraggiamento per la buona riuscita e trasformarli in lucida prospettiva di rilancio definitivo. Non abbiamo modo di dubitare che il Presidente Ugo Patroni Griffi sia in grado di compiere quest’ulteriore “salto evolutivo”. Ora si tratta di puntare dritti a una privatizzazione intelligente e fruttuosa per tutta l’area metropolitana e per un intero quadrante italiano, viste le potenzialità inespresse e gigantesche dell’intero sistema-Fiera.

L’ultimo favore che la politica deve fare alla Fiera, dopo aver ricevuto tantissimo per decenni, è proprio quello di mettersi di lato o, per meglio dire, di non condizionare con ingerenze e pretese egoistiche un processo delicato ma indispensabile. Negli anni recenti erano state fatte proposte esaltanti in cui, fuori d’ogni metafora, la Fiera davvero trasformava Bari e la sua area nella Porta d’Oriente che si è sempre vagheggiata ma mai davvero realizzata.

Una porta dalla quale, ovviamente, non passi solo il commercio e il denaro, ma che lasci transitare idee, culture, futuro, di cui peraltro l’Italia ha un grandissimo bisogno. E poi si sa che i popoli impegnati a scambiarsi cose buone e utili, di solito non hanno tempo e voglia di farsi la guerra.

E poi, l’affetto con cui la maggior parte del pubblico ha vissuto quest’ultima edizione, ci fa riflettere sul ruolo inestirpabile che la Fiera ha nell’inconscio collettivo dei Baresi: una tappa dell’anno, importante come la fine dell’anno scolastico o la pausa natalizia. Un punto di scansione del tempo ordinario, se ci consentite. Una serie di giorni sul calendario che devono arrivare e che danno a ciascuno il senso che tutto è come sempre, tutto è normale. Insomma, che tutto va come dovrebbe andare.