La Corte dei Conti ha sostanzialmente promosso la Regione Puglia: con un disavanzo generale ridotto di due terzi e, per le ASL,  con un avanzo di quasi quattro milioni di euro a fronte dei 333 milioni di disavanzo del 2010. E se Nichi Vendola parla di “salto epocale”, le opposizioni fanno notare come le pure cifre, i meri indicatori economici da soli, certo possono raccontare poco del vero stato complessivo dei cittadini e della loro qualità di vita.

Le annunciate assunzioni in Sanità e la riforma del 118 (tutto ancora di là da venire) a pochi mesi dalla fine della legislatura e del secondo mandato di Nichi, hanno il sapore di una grande marchetta pre-elettorale, mentre nulla è dato sapere sulla famosa lotta alle lunghissime liste di attesa per esami e prestazioni, soprattutto nel presidi sanitari più attrezzati e gettonati.

La Puglia, che ha affrontato la crisi economica meglio di altre regioni del Sud, ha comunque forti sofferenze in tema di disoccupazione giovanile, femminile e di ultracinquantenni. Sono situazioni ormai incancrenite di cui si stanno occupando solo (poco) i sindacati e (moltissimo) le parrocchie e le diocesi cattoliche, come le chiese di altri culti presenti sul territorio.

Non esistono statistiche attendibili sui poveri e sugli impoveriti residenti in Puglia: manca un dato complessivo, come manca una vera e propria rete pubblica di solidarietà. I comuni (che se ne dovrebbero occupare) non comunicano fra loro, almeno su questo. E l’ANCI assomiglia sempre più a un carrozzone assolutamente inutile.

Ma la Corte dei conti ha detto che la Puglia sta abbastanza bene. Ma su come stiano davvero i pugliesi, non è dato, al momento, saperlo.