Chiesa gremita a Barletta per l’ultimo saluto a Giuseppe Tupputi, il 43enne titolare del bar “Morrison’s Revolution” ucciso per futili motivi la sera dell’11 aprile scorso da tre colpi di pistola mentre era a lavoro dietro al bancone. Il presunto omicida, il 32enne Pasquale Rutigliano, si trova in carcere e avrebbe ammesso le sue responsabilità. A una settimana dal tragico fatto di sangue che ha scosso una comunità già provata in pochi mesi da altri due gravissimi episodi di cronaca come l’uccisione dei giovanissimi Claudio Lasala e Michele Cilli, scomparso da tre mesi e del quale si cerca ormai il corpo senza vita, oggi per Barletta è stata un’altra giornata di lacrime e riflessione. Tanti gli amici e i conoscenti che hanno voluto essere accanto a Giuseppe Tupputi per l’ultima volta: nel quartiere, dove lavorava e viveva, era benvoluto da tutti. Nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria, a pochi passi dal suo bar, si è celebrato il funerale nel primo pomeriggio. A presiedere la cerimonia l’Arcivescovo Monsignor Leonardo D’Ascenzo e il parroco don Leo Sgarra. In chiesa familiari e amici, ma anche l’ampio sagrato ha accolto tante persone radunate all’esterno. Fra i presenti, il commissario straordinario del Comune di Barletta, Francesco Alecci, che per oggi ha proclamato il lutto cittadino, e i senatori barlettani Assuntela Messina e Dario Damiani.

“Di fronte alla morte di Giuseppe, come già dicevo a novembre scorso al funerale di Claudio Lasala, è necessario anzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, a essere madre che partorisce, che dona vita” ha ribadito Monsignor Leonardo D’Ascenzo nell’omelia. “Di fronte a queste morti – ha proseguito il vescovo – è necessario che Barletta si svegli per davvero e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per metterci insieme, fare rete, aprire gli occhi. Non vogliamo più che simili tragedie accadano e vogliamo fare di tutto perché non accadano più”. E ancora: “Non ci sono soluzioni che magicamente, dalla sera alla mattina, ribaltino una situazione sociale segnata da fragilità, carenze, mancanze. Siamo tutti convinti che dobbiamo investire in educazione e formazione al fine di promuovere e sostenere il rispetto reciproco e la convivenza pacifica e solidale”. Infine, il pensiero del vescovo va alla moglie della vittima, Giusy, e alle figlie, di otto anni e cinque mesi. “Facciamo sentire, ciascuno come può, la nostra vicinanza affettuosa, discreta e concreta”. All’esterno della chiesa sono stati infine lanciati tanti palloncini bianchi e uno rosso.