É un gioco tutto pirandelliano il lavoro pensato e realizzato da Giovanni Lamorgese nella mostra “A tu per tu”; un’esposizione che già dall’allestimento, realizzato in forma di mis en scéne teatrale, esprime il percorso di autoanalisi condotto dall’artista. Venti teste, disposte come eserciti che si fronteggiano pacificamente, sfoggiando come unica arma di difesa la consapevolezza e i limiti della propria essenza. “É un ragionamento tra individui che comunicano tra loro – ha spiegato l’artista – un lavoro concettuale prima ancora che manuale”. Non si tratta però di personaggi qualunque.

In quei volti dalla facies audace si riconoscono figure di santi: da Padre Pio a San Gaetano, da San Francesco a San Nicola, dall’Addolorata alla Maddalena. Tutte forme che Lamorgese ha ottenuto utilizzando gli stampi originali di grandi maestri cartapestai della tradizione leccese come il Guacci o Caretta, apportando come unica variazione il naso di Pinocchio. Un atto creativo che al primo sguardo potrebbe ricondurre al dadaismo, ma che sottende un’accezione molto più profonda e introspettiva, come si legge in De Dominicis o nei travestimenti di Ontani. Un’operazione coraggiosa e dissacrante, ironica ma estremamente sensibile, tipica di chi riesce a mettersi in gioco senza mai prendersi troppo sul serio.

Dunque rappresentare quello che si sente e non solo quello che si vede. Ricercare la verità attraverso le bugie, e tutte quelle maschere che permettono di rivelarci senza alcuna fragilità e debolezza, impedendo di svelare a noi stessi la reale essenza del nostro io più profondo. “Questo è un lavoro psicanalitico per la mia vita – chiarisce l’artista – Ad un certo punto per poter elaborare e risolvere una serie di situazioni ho sentito la necessità di rappresentarle, graficamente e manualmente”. La mostra, curata da Rosemarie Sansonetti e Annamaria Traversa, nasce da una costola dell’installazione “Bugie Vere, Vere Bugie”, un’installazione composta da 100 pezzi che compongono l’intera serie.

Persino la scelta della maiolica sottende un significato simbolico. Giovanni Lamorgese sceglie questa tecnica di lavorazione della ceramica per storicizzare e ricostruire il tempo. Un elemento che riprende con le due macro copie disposte al piano inferiore della galleria e separate dalla parete. Un dittico che diventa metafora dei legami più indissolubili, capaci di resistere al trascorrere del tempo e ai cambiamenti che ne derivano. Una tomba vera e propria della morte della bugia, un cerchio che si chiude con l’autoritratto di Lamorgese “A tu per tu” con un suo caro amico. Entrambi rappresentati come maschere, ma depositari di quelle verità che ci permettono di smascherare noi stessi, per rivelarci nella nostra essenza più autentica.

La mostra è visitabile gratuitamente fino al 15 febbraio dalle 17.30 alle 20.30, tutti i giorni tranne il lunedì e la domenica.

Galleria Museo Nuova Era
Strada dei Gesuiti, 13
70122 Bari

INFO
www.museonuovaera.com
333.44.62.929