Café Society header

Come tradizione annuale, il quasi ottantunenne regista newyorkese Woody Allen ritorna sul grande schermo con la sua più recente pellicola, intitolata Café Society. Ambientata nell’America degli anni ’30, negli anni d’oro e patinati dell’immediato post-proibizionismo, Bobby Dorfman giovane di origine ebraica che si trasferisce da New York a Los Angeles alla ricerca di un lavoro, sperando di contare sull’aiuto di suo zio Phil Stern, pezzo grosso della fiorente industria cinematografica di Hollywood. Più che un lavoro, Bobby trova quello che potrebbe essere l’amore della sua vita nella giovane assistente dello zio, Veronica “Vonnie” Sybil. Le cose purtroppo non andranno come auspicato, e il protagonista farà ritorno nella Grande Mela per gestire l’esclusivo club di famiglia messo in piedi da suo fratello, uno spietato gangster. Tra vicende tragicomiche, relazioni sentimentali ingarbugliate e l’America che si muove verso il futuro tenendo però un piede ben piantato nel passato, Bobby dovrà comprendere qual è il suo posto in quella folle e insensata corsa verso la morte chiamata vita.

La particolarità più rilevante di Café Society è sicuramente quella di essere un film divertente, in grado di far sorridere spesso e volentieri grazie a quello humor amaro che è da sempre uno dei marchi di fabbrica di Allen, raccontando però una storia di un disfattismo e fatalismo devastanti, con protagonisti individui apparentemente realizzati e vincenti, ricchi e sempre impeccabili nell’aspetto esteriore, ma allo stesso tempo sempre più morti dentro e incapaci di non vivere di rimpianti, eterni. E così il buon Woody Allen si conferma nuovamente essere un mago della Settima Arte: giunto a una soglia d’età importante, il regista non smette di avvertire quasi il bisogno di continuare a sfornare pellicole a ripetizione, infondendo in questa la sua (tristissima) visione della vita, la sua critica sempre meno tagliente e sempre più disillusa alla società nella quale vive, specie quella dell’industria del cinema e dello showbiz, oltre al suo totale ateismo (e la sua dissacrante antipatia nei confronti della religione ebraica). In questo senso, si potrebbe anche pensare che per Allen realizzare i suoi lavori abbia quasi una funzione catartica, che gli permetta di liberarsi di questa suo insostenibile pessimismo cosmico, scaricandolo all’interno della storia dei suoi film, e condividendolo così con lo spettatore, che paradossalmente si diverte a sguazzare in questo mare di amarezza dal quale pare non ci sia una via diversa dall’affogare.

In Café Society, inoltre, il regista riporta in scena lo storico conflitto “East Coast vs. West Coast”, contrapponendo però le realtà di New York e Los Angeles in maniera meno antitetica di quanto fatto in passato: adesso Hollywood non rappresenta più il “male assoluto”, ma una forma diversa di male, quello infido e parassitario di gente disposta a fare qualsiasi cosa pur di arrivare al successo, sorridendoti e abbracciandoti nel frattempo, così come nella Grande Mela esiste una forma più classica, se non “genuina” di male, rappresentata dal mondo della criminalità organizzata che gestisce non solo racket illegali, ma anche attività come quella della gestione dei club più esclusivi e costosi della città.

Altro elemento notevole di questo film è sicuramente il ricchissimo cast, da Jesse Eisenberg a Steve Carrell, da Kristen Stewart a Blake Lively, sino ad arrivare a Corey Stoll, ogni attore di questa pellicola ha un proprio preciso ruolo all’interno delle dinamiche della storia, che svolge alla perfezione, divenendo volutamente un’ideale maschera su un altrettanto ideale palcoscenico in una “commedia tragica”.

Un paio di note a margine: Café Society è il primo film girato in digitale da Allen, e questo importante cambiamento per il regista si riflette in una fotografia davvero apprezzabile, con una nitidezza e definizione dell’immagine spettacolare e soprattutto molto diversa rispetto ai film di Allen del passato. Sin dalla scena di apertura, in notturna, ambientata nel corso di una festa presso una villa con piscina, lo spettatore potrà facilmente notare questo aspetto. Infine, trattandosi di una storia che si svolge negli anni Trenta, è ovviamente la musica di quell’epoca a rivestire un ruolo preponderante, accompagnando la narrazione in maniera azzeccata per tutta la sua durata.

 

Café Society posterSCHEDA TECNICA

Titolo: Café Society

Regia: Woody Allen

Sceneggiatura: Woody Allen

Cast: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell, Corey Stoll, Blake Lively, Parker Posey, Ken Stott

Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale

Durata: 96 min.

Data di uscita: 29 settembre 2016