La sua mano maestra, tra gli altri, ha firmato capolavori del calibro di “Marygoldhotel”, “The debt” “Il mandolino del Capitano Corelli. Come lui stesso ha ricordato, la sua carriera di regista è stata ricca e differenzata, ha spesso fatto scelte in contrasto tra di loro, spaziando dalla commedia al triller.

Nonostante questo, la fama del suo nome, è legata al film che gli ha consegnato l’Oscar per la miglior regia, “Shakespeare in love”. Per Madden, il successo della pellicola è legato al fatto di essere riuscita a coniugare al meglio la storia, le riprese, il montaggio.

Inoltre, la qualità della vicenda d’amore raccontata non ha eguali, “è la più grande storia d’amore di sempre, la più emblematica, paradigmatica, all’interno di una incredibile tensione emotiva senza pari nella storia della letteratura e del cinema”.

A questo si è aggiunta la straordinaria resa del montaggio e la giusta scelta del cast. Come Madden ha spiegato “il regista incontra i suoi personaggi a metà strada, un po’ sono nella sua testa, un po’ sono gli attori che svelano dettagli inediti dei personaggi al regista stesso”.

Quando qualcuno del pubblico gli chiede se pensa che un film possa “cambiare il mondo”, Madden è chiaro: “Il compito di un regista è di raccontare una storia, nel farlo può succedere che smuova qualcosa, ma per me questa non è una prerogativa. Molti altri lo fanno, ma è solo presunzione. Questo modo di fare appartiene ad altre epoche, come quella fascista. Quando una storia è vera e sincera, allora sì, può succedere che questa cambi il mondo, magari senza saperlo”.

Ogni opera è diversa, “ogni film è un grande punto interrogativo. Quando giravo ‘Shakespeare in love’, mi svegliavo la notte sudato e terrorizzato. Mi chiedevo come avrebbe preso il pubblico la storia d’amore, finora mai raccontata, tra William e Viola. Prima del montaggio, gli stessi attori non erano contenti del daily (riprese quotidiane ndr), non si rivedevano, non piaceva loro la scena. Tutte queste paure sono rimaste intatte fino alla prima del film, quando finalmente mi sono accorto che il risultato era che faceva ridere e piaceva al mio pubblico”.

Anche il titolo del film è stato all’inizio un’enigma: a molti non piaceva il nome di ‘Shakespeare’ nel titolo, “la Miramax che ha prodotto il film, mi ha proposto ‘Viola e Will’, altri ‘Una giornata d’estate’, gli stessi attori, ogni giorno proponevano nuovi titoli. Invece proprio quell’ ‘in love’ ha dato popolarità al film ed è tuttora la sua cifra caratteristica”.

Per il futuro al centro dei suoi prgetti c’è un’opera che parla delle donne e dello studio sull’orgasmo femminile, perchè insieme al senso dell’humour e alla morte “il sesso è il motore di ogni cosa, nella vita”.

Dominga D’Alano