Continuano le indagini sul dottor Giuseppe Rizzi, ex oncologo dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, arrestato con l’accusa di concussione aggravata e continuata.

Il medico è ai domiciliari per aver costretto un paziente oncologico con un cancro terminale, poi deceduto, a pagare 900 euro per ogni somministrazione di un farmaco salvavita gratuito, per un totale di 130mila euro, oltre lavori di ristrutturazione nella villa al mare del professionista.

Tra le dichiarazione raccolte dal pm ci sono anche le testimonianze disperate dei parenti che nel corso degli anni hanno prestato soldi al malato, convinti che quelle cure gli avrebbero salvato la vita.

“La famiglia era rimasta senza denaro, non c’erano neanche i soldi per il funerale. Ho pagato io le spese per il rito funebre”, spiega una cugina della vittima.

Cessioni del quinto dello stipendio, bonifici e addirittura accensione di mutui. Questi sono gli aiuti che ha ricevuto la vittima dai suoi parenti, che avrebbero fatto di tutto pur di vederlo stare bene.

Il dott. Rizzi ordinava i farmaci a titolo gratuito e si faceva pagare 900 euro per una dose più 400 euro per la somministrazione. Un comportamento disumano, aggravato dal fatto che il paziente, disperato, si affidava ciecamente alle “cure miracolose” che però non gli hanno salvato la vita.