Una tragedia seguita da un mare di polemiche, la cui analisi deve portare a riflettere e soprattutto ad attuare comportamenti più responsabili da parte di tutti i cittadini. Sotto accusa è finita l’organizzazione della sanità pugliese, con la chiusura (pardon, riconversione) di alcuni ospedali, e il sistema di emergenza-urgenza 118. Indipendentemente dagli avvenimenti drammatici di ieri, troppe volte i cittadini lo intendono come un taxi gratuito per l’ospedale, fino a farsi trovare già con la valigia pronta.

I FATTI- Ieri sera, a Bitonto, un anziano è stato colto da malore in via Perrese, all’angolo con via Labini. In soccorso dell’uomo sono intervenuti i medici della vicina farmacia, una volante della Polizia e una pattuglia della Polizia Locale, il medico titolare di uno studio situato nelle vicinanze, una poliziotta fuori servizio e un’infermiera.

Per tentare di salvargli la vita, al poveretto è stato praticato il massaggio cardiaco ed è stato utilizzato il defibrillatore di piazza Della Noce. Purtroppo è stato tutto inutile, l’uomo non ce l’ha fatta. In quei lunghi minuti è stato chiamato ripetutamente il 118.

Stando a quanto riportato dalla stampa locale, diverse telefonate sarebbero andate a vuoto. Una volta comunicata la situazione alla Centrale operativa, sul posto sarebbero arrivate due ambulanze, la prima dopo 23 minuti.

A questa ricostruzione dei fatti ha risposto il direttore della centrale, il dotto Gaetano Dipietro, e quello che scrive non lascia spazio ad alibi per nessuno. Noi, dal canto nostro, continuiamo a denunciare il ricorso al 118 come fosse un taxi gratuito, e di episodi da raccontare ne abbiamo in serbo ancora.

LA LETTERA DEL DIRETTORE DELLA CENTRALE OPERATIVA 118
In merito all’episodio di via Perrese in Bitonto, desidero intervenire per chiarire alcuni dubbi che possono essersi generati. Prima però voglio trasmettere, tramite voi, il profondo dispiacere e l’umana vicinanza alla famiglia del paziente.

Per il personale del 118 si tratta di una sconfitta. Il personale si impegna per evitare le morti evitabili e per fare ciò, autisti e soccorritori, medici e infermieri, mettono anche a repentaglio le loro vite, come da voi più volte evidenziato.

Nello specifico caso la chiamata di soccorso non è pervenuta subito al 118 in quanto tutte le linee erano impegnate per altri eventi. Appena ricevuta la segnalazione è iniziata la ricerca del mezzo di soccorso libero più vicino. I mezzi di soccorso sia quello di Bitonto che quelli dei comuni vicini risultavano tutti impegnati. L’intervento è stato assegnato alla Postazione di Grumo Appula.

L’analisi (della stampa locale di cui sopra, ndr) porta a dire che la colpa è della chiusura dell’Ospedale. Mi consenta di fare un’altra osservazione. Io punto il dito su altro perché la chiusura di un ospedale rallenta di poco (in termini di numero) il soccorso. Ma le chiamate per vomito, diarrea, febbre alta, vertigini, le distorsioni, e tante altre impegnano le linee telefoniche di emergenza e se supportate di notizie che aggravano la sintomatologia impegnano anche i mezzi di soccorso, sottraendoli a situazioni ben più gravi.

La storia riportata segnala l’immediata attivazione della catena di solidarietà fra i cittadini. L’intervento di dottori della vicina farmacia, di una pattuglia della Polizia e di una della Polizia Locale. Di un medico che ha lo studio nei pressi, e di un’infermiera ed inoltre l’utilizzo di un defibrillatore. A fronte di un encomiabile concorso di persone volontarie ma qualificate e di ciò ne va reso merito, manca la cultura del buon uso dei Sistemi di Emergenza, il buon uso del 118. Senza questo saremo ancora qui a parlare di tragedie.

Per completezza di informazione e con l’amaro in bocca le riporto gli interventi di ieri 5 novembre. Chiamate sui flussi 118= 1078; Interventi in emergenza= 288; Ospedalizzazioni= 177. Nella fascia oraria in cui si è verificato l’evento erano contemporaneamente attivate 35 missioni di soccorso.