Un ossario comune con i resti dei defunti accatastati, mescolati, lasciati alle umido e alle intemperie. Sì, perché seppure si tratta di un locale riparato, quando piove si infiltra l’acqua, e l’umidità è pazzesca. E i parenti non hanno la possibilità di commemorarli. L’ossario comune è infatti aperto solo due giorni all’anno, la scala è stretta, ripida e pericolosa. La raccolta firme dei cittadini di Ceglie, fin’ora, è rimasta lettera morta.

Anche la zona nuova è un disastro. Anni di attesa, sei ditte che si sono alternate per realizzarlo, ci dicono, ma il risultato è pessimo. La pavimentazione dovrebbe essere ad assorbimento naturale dell’acqua piovana, tradotto significa che la gente rischia di cadere a ogni passo, come è già successo. Le tettoie che proteggono i loculi, in realtà non proteggono proprio niente. E così le lapidi si arruginiscono e per terra si scivola. Le telecamere di videosorveglianza ci sono ma, a quanto pare, non funzionano da tre mesi, e gli altoparlanti per annunciare la chiusura del cimitero non ci sono, col risultato che qualcuno è rimasto bloccato dentro. In quel caso, chi né è al corrente attraversare la chiesa per non rimanere dentro, ma “la fede” non può essere l’unica via d’uscita.

Per quanto ne sappiamo, esiste anche il progetto di un privato che si è offerto pure di finanziarlo, ma non se n’è fatto niente. Nel frattempo la manutenzione lascia a desiderare e il cimitero cade a pezzi, come la lapide precipitata a terra per il vento. Al cimitero comunale di Ceglie neanche i morti possono riposare in pace.