Stipendi non pagati da agosto 2013, “pagherò” nelle mani di fornitori pronti a mettere assegni già firmati all’incasso. Sembrano i problemi tipici di un’azienda in crisi; in realtà sono alcune delle circostanze emerse in una riunione tenuta tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre nella sede di una’associazione di volontariato barese, che gestisce una postazione del 118. Non facciamo i nomi (non possiamo farli), ma vi proponiamo parte del contenuto della conversazione. Una testimonianza inquietante in cui il presidente parla al pari di un imprenditore. «Peccato non ci siano gli altri – dice rivolgendosi ai presenti –  ma siccome non sono dipendenti non me ne frega un cazzo». Gli altri sono i volontari. «Voi non siete dipendenti della Asl, ma dipendenti nostri, forse non è chiaro», aggiunge precisando che nessuno può rifiutarsi di fare trasporti di infermi e malati dopo il turno del 118: «Io ne ho fatti tre in una giornata». Subito dopo annuncia di aver dato disposizione a un legale di redigere un regolamento per evitare che «ognuno faccia come gli pare», ribadendo che quanti non rispetteranno le regole «ne pagheranno le conseguenze».

Ricordiamo che la Asl paga ogni mese e a ogni postazione 2.672,85 euro per l’assunzione di ciascun autista-soccorritore sul libro paga delle assciazioni di volontariato. In tutto sono quattro se assunti a tempo indeterminato, fino a 8 nel caso di part-time. Chi sono gli assunti dell’associazione? Tre persone imparentate con il presidente e due persone che ricoprono cariche associative. Tutti con contratti full-time. Che la gestione di molte delle postazioni del 118 sia una cosa a conduzione familiare lo diciamo da tempo. Sarà per questo che c’è chi si sta battendo – nel caso di internalizzazione – affinché gli assunti non siano quelli attuali. Un modo per evitare che intere famiglie traggano vantaggio a scapito dei tanti soccorritori con i requisiti necessari. Regole uguali per tutti.

In quella riunione, uno dei vertici dell’associazione precisa che: «C’è una situazione un po’ più particolare  – ammette – che sicuramente uscirà su tutti i giornali dove, sicuramente, ve lo dico subito, ci saranno 3, 4, 5, arresti. Sicuro, perché la situazione è sembrata tranquilla, ma  in realtà non era tranquilla. Ci sono sicuri, sicuri, sicuri degli arresti, sicuro. Non si parla di noi, grazie a Dio, ma di qualcuno che ha aperto le buste e che ha sputtanato le cose». Probabilmente la situazione a cui si fa riferimento è proprio l’assegnazione della postazione del 118. La stranezza sta nell’autorizzazione al soccorso per le due ambulanze impiegate nel servizio, ottenuta in appena tre giorni. Siamo in possesso della delibera della Asl. Pare, però, che l’associazione gestisse il servizio molto prima dell’autorizzazione. «Un errore, le carte in nostro possesso dicono altro», ci era stato detto al telefono una delle volte in cui avevamo cercato di fissare un’intervista per porre alcune domande ai protagonisti di questa vicenda.

Ma torniamo a quella riunione, convocata per discutere soprattutto del nuovo contratto: «perché, in autotutela – viene spiegato – avevamo sbagliato contratto. Ci siamo rivolti a un penalista e abbiamo verificato che quel contratto era sbagliato». Non sappiamo se i problemi con l’Inps e la Asl  cui si fa riferimento dipendano proprio da questo errore. Sicome il volontarriato c’entra poco nella gestione del 118, il numero uno dell’associazione dice agli assunti: «Stiamo vedendo di avvicinarci quanto più possibile alle retribuzioni che avevamo raggiunto. Era illogico tornare indietro».

Pur nominadomi in più occasioni, qualcuno puntualizza: «Attenzione, all’avvocato non ci siamo andati per Antonio Loconte, quello può fare che cazzo vuole». E ancora: «Ma perché portato alle sette di sera da casa mia e portato dall’avvocato, non un civilista, ma un penalista». Chi l’ha portato di peso dal penalista? E perché? Sarà stato per la nostra insistenza? Perché prima delle nostre telefonate – iniziate più di due mesi fa – non è stata sentita la necessità di mettere le cose in chiaro?

L’altro punto all’ordine del giorno di quella riunione sono le retribuzioni. È questo, senza dubbio, il passaggio che lascia più sgomenti. Mettiamo da parte tutta la lacunosa giustificazione sul mancato pagamento e parliamo, invece, di come l’associazione vorrebbe rimettersi in carreggiata.

Dopo aver richiamato più di una volta i problemi di comunicazione tra il consulente, la Asl e l’Inps si va al sodo: «La fattura di settembre, diciamo che se la sono presa tutta. Abbiamo regolarizzato quello che dovevamo regolarizzare … Si tratterà di verificare le situazioni degli assegni che vanno in giro, perché io ho fatto degli assegni a delle aziende che erano state contattate e che non so per quale sistema e principio sono venute tutte insieme che volevano essere pagate, quindi gli ho dato degli assegni e queste persone stanno aspettando me che li chiamo per dire: potete prendervi i soldi dal coso». C’è da pensare che si ratti di assegni post-datati e che il coso sia il conto corrente dell’asssociazione.

«Con il consulente  – viene precisato – abbiamo pensato che, per regolarizzare la situazione degli stipendi, noi come abbiamo i soldi regolarizziamo ottobre e novembre … quanto ai due mesi e mezzo precedenti, vediamo quanti soldi sono ad ognuno di voi e, man mano, nelle buste paga successive, oltre ad avere lo stipendio avrete gli arretrati, non nella busta, gli arretrati di assegni dei mesi precedenti. Quindi tutti quanti … cercheremo di regolarizzare questa situazione nel più breve tempo possibile, sperando che non ci siano in mezzo altri lavori e disimpegni di queste ambulanze, che si sfasciano e rompono le palle. Perché già per l’ultimo lavoro che è stato fatto all’ambulanza … se ne sono andati oltre 2mila euro. E quindi se noi continuiamo a sfasciare a guardare e a non guardare, e si rompono le macchine … le macchine, purtroppo, per lavorare, per fare questa cosa, devono essere a regola se no … Quindi io ho prevalenza più a sistemare una macchina che a fare altro».

Forse nessuno ha aspiegato a chi parla che, per fortuna, per fare questo lavoro le cose da tenere a posto sono tante, non solo le ambulanze, al cui acquisto sono molto legate le associazioni. Per fare questo lavoro bisogna destinare i soldi della Asl alle cose per cui sono previsti, come gli stipendi, solo per fare un esempio. Secondo quanto ci risulta c’è ancora qualcuno che aspetta alcuni mesi di stipendio arretrato. Passerà inosservata anche questa cosa? Oppure chi parlava ci ha visto lungo quando ha detto che «ci saranno sicuri, sicuri, sicuri 3, 4, 5 arresti?»

E chiudiamo con una frase che sintetizza molto bene l’attuale caos del 118 e l’immobilismo – speriamo solo apparente – dell’assessorato e di chi dovrebbe controllare. Una frase detta sempre in quella circostanza: «Tra l’altro io, se ben ricordo, quando dovevamo iniziare il 118, noi abbiamo fatto un incontro, con tutti i soci, dove si diceva che l’attività prevalente non doveva diventare il 118, ma doveva comunque essere la vita associativa, ciò che io in questa associazione non vedo». Presidente, non siete un caso isolato. «Il volontariato – come disse a luglio scorso il coordinatore del 118 barese Marco De Giosa, anunciando ai nostri microfoni le sue dimissioni, non ancora arrivate – è morto da tempo».