La giunta della Regione Puglia, riunitasi lunedì 24 luglio, ha deciso di dire addio allo stop sulla pesca dei ricci di mare. La legge approvata lo scorso 28 marzo dal Consiglio regionale, ed entrata in vigore dal 5 maggio prevedeva il fermo della pescagione, anche sportiva, dei preziosi echinodermi per “consentire il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni”.

Da quel giorno, però, i ricci non sono scomparsi dalle pescherie, spostando il consumo su quelli pescati in altre regioni o di altri Paesi, anche non annessi all’Unione Europea. Il solo grosso cambiamento è stato l’aumento da capogiro dei prezzi di vendita. La Regione Puglia ha approvato, con 41 voti favorevoli, il fermo della pesca, ma con osservazioni critiche da parte del Consiglio regionale e vari Ministeri, quali Ambiente, Politiche del mare ed Esteri, sulla proposta di legge presentata da Paolo Pagliaro.

La Farnesina ha poi fatto emergere altre due incongruenze gravi: il divieto di pesca non può comprendere il divieto di esportazione, contrario al diritto europeo, e che il fermo, per come è stata scritta la norma, non è comunque applicabile alle “acque interne” oltre che alle aree portuali: “A meno che – scrive il Ministero degli Esteri – non esista nell’ordinamento regionale pugliese una definizione autonoma di mare territoriale della Puglia, la legge regionale di cui si tratta non sembra applicarsi a tutte le porzioni di mare più prossime alla costa, incluse le porzioni di mare ricomprese nell’ambito delle acque interne italiane”. Questo succitato ordinamento non esiste in Puglia, né sono state definite le porzioni di mare di cui si parla nella norma regionale. Tutto ciò perché non esisterebbe di fato “un mare territoriale regionale” di appartenenza al tacco d’Italia.

Da questi due nodi legali si evince il motivo per cui la giunta regionale non ha emanato un regolamento sanzionatorio per il divieto di pesca dei ricci di mare e non ha mai erogato i sussidi promessi ai pescatori pugliesi danneggiati dal fermo. I tempi della pronuncia da parte della Consulta sono difficilmente prevedibili, ma in assenza di costituzione da parte della Puglia, saranno “rapidi” e probabilmente non si andrà oltre gennaio-febbraio 2024; tempo in cui potrebbe riprendere ufficialmente la pesca.