“Ormai è diventato un ritornello che si ripete da dieci anni, da quando la Corte Costituzionale, con sentenza del 22 febbraio 2010, n. 80, volle tutelare la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga, secondo le effettive esigenze. Ne è conseguito che ogni anno il Ministero assegna un numero assolutamente insufficiente di insegnanti di sostegno, salvo poi utilizzare il paracadute della cosiddetta deroga, con cui sono stati autorizzati 6.501 posti in più rispetto a quelli strutturali di 9.134, quasi il doppio. Basti pensare che l’incremento di 5.000 posti di sostegno, previsti dalla legge finanziaria per l’intera nazione, non bastano neanche per la Puglia”.

Gianni Verga, segretario generale della UIL Scuola Puglia, denuncia una prassi che continua a penalizzare gli istituti del territorio, oltre ovviamente agli studenti disabili e le rispettive famiglie.

“I posti assegnati alle università per formare docenti specializzati sono troppo pochi, se si considera che il dato dei cosiddetti posti in deroga, diventati ormai la normalità, sono in costante crescita. Infatti, nella nostra regione le iscrizioni in generale diminuiscono di anno in anno vertiginosamente ma, in assoluta controtendenza, aumentano quelle degli alunni disabili. Quindi, ancora una volta e nonostante le nostre reiterate denunce, la Puglia dipende dal MEF e dalla risposta delle università, piuttosto che dalla effettiva necessità che il Miur ben conosce: 6.501 posti ripartiti tra infanzia (787), primaria (2.647), secondaria di primo grado (1.113) e di secondo grado (1.954), di cui la provincia di Bari vanta il triste primato di 2.697 posti, seguita da Taranto (1.202), Foggia (1.051), Lecce (1.005) e Brindisi (546). Questi rappresentano ancora dei dati parziali, in quanto nel corso dell’anno scolastico, come storicamente accade, saranno autorizzati ancora centinaia di posti. Il dramma, naturalmente – spiega ancora Verga – si ripercuote sui più deboli, ancor più se si pensa che buona parte di detti posti saranno assegnati a docenti privi del titolo di specializzazione. Le università, oggettivamente, non possono risolvere un problema che si trascina dolorosamente da anni e che si ripercuote pesantemente sugli alunni diversamente abili e sulle loro famiglie”.

“Così non si può andare avanti – conclude Verga – la scuola dovrebbe essere il baluardo della democrazia e dell’uguaglianza sociale di un Paese, invece in Italia sta diventando strumento di divisione e discriminazione. Sono anni che denunciamo questo assurdo sistema, ma nessuna presa di posizione ufficiale è mai arrivata dalla politica, che come al solito si limita a qualche annuncio coniugato rigorosamente al futuro, con buona pace di centinaia di migliaia di alunni diversamente abili e di migliaia di docenti”.