Niente è solo ciò che sembra, nemmeno la richiesta d’aiuto giunta da una donna all’ottavo mese di gravidanza, disperata perché “costretta” a vivere all’addiaccio insieme al compagno. Ci fiondiamo alla stazione centrale di Bari per raccogliere l’appello e cercare di risolvere la questione. Quale sia il suo passato o il suo presente una donna all’ottavo mese di gravidanza, per di più con diversi problemi, non può dormire su una panchina.

Alle 15.30 piazza Moro è senza dubbio uno dei posti peggiori di tutta la città. Tossicodipendenti, spacciatori, prostitute, criminali e disperati stanno insieme in una convivenza fragilissima, mentre il mondo gli scorre intorno. Una specie di bomba senza sicura, soprattutto nei momenti in cui la piazza non è presidiata. Maria e Carlo (nomi di fantasia) aspettano fuori dal bar della stazione. Hanno rimediato pochi spiccioli per un gelato.

Lui prende subito la parola, zittisce la compagna in malo modo un paio di volte, anche prendendole il polso. Lei si ribella, ma sembra quasi che di quell’amore maledetto non possa farne a meno. Raccogliamo le doglianze, ma non possiamo evitare di approfondire i contenuti di una storia che per ragioni di privacy lasciamo non detti. Il vero problema, a sentire alcune persone vicine alla donna, sta nel fatto che la 30enne non vuole farsi aiutare in nessun modo. Non vuole lasciare il compagno, padre della piccola che porta in grembo. Le mettono a disposizione un posto sicuro e Maria scappa alla ricerca del suo Carlo, coetaneo con problemi di droga e alcool. I due sono come la paglia vicino al fuoco. Basta poco per far divampare un incendio.

L’ultimo rogo emotivo si è acceso ieri sera, a bordo dell’autobus che avrebbe dovuto riportarli nel paese in cui risiede l’unica parente della giovane che ancora l’aiuta. Parente che lei, per tutta risposta aggredisce com’è avvenuto quando nel cuore della notte un taxi da Bari l’ha riportata a casa e alla quale è toccato anche pagare la corsa di 70 euro. Ora, però, sembra che nessuno dei familiari vogliano più darle una mano.

La futura mamma sta di nuovo per strada con il chiodo fisso: ricongiungersi a Carlo, che ieri è scappato prima dell’arrivo della Polizia senza preoccuparsi di Maria. Nell’autobus la lite è andata oltre e il conducente li ha fatti scendere non molto distanti dal luogo dell’intervista. La giovane non è interdetta e quindi può fare ciò che ritiene meglio per se stessa e per la sua bimba, anche accamparsi all’addiaccio con un uomo giudicato da molti pericoloso, seppure Maria ripeta fino all’ossessione di non essere mai stata picchiata. Una verità alla quale si sta convincendo del tutto nonostante le continue discussioni tra i due siano frequenti.

Siamo nelle condizioni in cui ci siamo trovati spesso. Servizi sociali, amministratori pubblici e di sostegno, il Tribunale, conoscono tutti la storia, ma senza un intervento perentorio le mani restano legate. L’errore più grande è stato quello di aver dato a Carlo 20 euro, convinti che li avrebbe usati per acquistare la cena mancata alla mensa dei poveri per colpa nostra. Il futuro papà, invece, quei soldi li ha usati per sballarsi e sparire dai radar, fino a quando non si sa.