Mentre in Italia fanno discutere gli sprechi generati dalla privatizzazione di Croce Rossa, gli stessi che hanno scandalizzato senatori e onorevoli, generato proteste di piazza e abbandonato chi ha sempre sostenuto la causa dell’Ente, tanto da costringere qualcuno allo sciopero della fame, la Croce Rossa Internazionale continua a godere di contributi per milioni e milioni di euro. È quanto avevamo già denunciato lo scorso 30 marzo. In qualità di vicepresidente dell’organo benefico per eccellenza a livello mondiale, a Francesco Rocca è bastato firmare una serie di ordinanze presidenziali per devolvere denaro alla Croce Rossa di Antigua e Barbuda, del Guatemala, Bolivia, Cisgiordania, Georgia, Armenia, Ecuador, Libano, Turkmenistan, Nicaragua, Congo e chi più ne ha più ne metta. L’elenco è lunghissimo e le donazioni sono previste da statuto, come ha precisato proprio il Presidente di Croce Rossa Italiana. Se però tutti i soldi fossero davvero usati per i reali scopi dell’Ente, nulla da dire.

L’ultima scoperta, infatti, ha davvero dell’incredibile. Secondo quanto riportato sul Fatto Quotidiano da un’inchiesta pubblicata dall’organizzazione no-profit ProPublica, dopo il devastante terremoto di Haiti la Croce Rossa Internazionale avrebbe ricevuto donazioni per 500 milioni di dollari. Denaro che serviva per la costruzione di 700 nuove abitazioni dotate di servizi igienici, la riparazione di quattromila case secondo i criteri antisismici, migliaia di rifugi temporanei per famiglie ormai in mezzo a una strada e 44 milioni di dollari da investire in cibo, medicinali e la costruzione ex novo di un ospedale. A quanto pare, di tutto questo, al momento è stato fatto molto meno.

Si parla di un immenso spreco di denaro, qualcosa di ineguagliabile. Di abitazioni permanenti ne sarebbero state costruite solo sei (quando le persone che necessitano di una casa sono 130mila), è stata dotata di illuminazione qualche strada e costruito l’ospedale. In cinque anni questo è tutto. Un’operazione fallita e confermata dallo stesso presidente di Croce Rossa Internazionale Gail McGovern. Quest’ultimo avrebbe attribuito la colpa dei lavori mai realizzati a una serie di difficili relazioni con il Governo e ad altri problemi burocratici. Problemi che esistono, a quanto pare, ma altre associazioni che hanno operato ad Haiti, seppur con molti soldi in meno a disposizione, sono riuscite comunque a costruire novemila abitazioni.

Qualcosa non quadra. ProPublica fa sapere che Croce Rossa si sarebbe rifiutata di investire parte di quei soldi per reclutare lavoratori haitiani durante la ricerca di personale qualificato. Qualora così fosse, si tratterebbe di un atteggiamento in netto contrasto con la politica dell’organizzazione, mirata all’assunzione del più alto numero possibile di haitiani, e che avrebbe causato un aumento delle spese. Inoltre, ProPublica ha scoperto che anche dopo il terremoto, quando un’epidemia di colera continuò l’opera di devastazione iniziata dalla calamità naturale, il programma anti-colera della Croce Rossa iniziò con un ritardo notevole. Ovviamente, ma c’era da aspettarselo, mesi dopo l’ente benefico si sarebbe vantato del grande apporto dato nella lotta all’epidemia.