Elicottero precipitato a Foggia - fonte social

Continuano le indagini a Castelpagano, in agro Apricena, per capire cosa sia accaduto durante l’ultimo volo dell’elicottero Alidaunia A109E, registrato con targa I-PIKI, precipitato nella mattinata di sabato 5 novembre, terribile disastro aviatorio che ha causato la morte delle 7 persone a bordo, tra cui una 13enne. Due investigatori dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, un ingegnere aeronautico e un pilota, sono giunti da ieri sul posto per esaminare il velivolo e localizzare le aree in cui sono finiti i resti del relitto, in modo tale da ricostruire la dinamica dell’impatto.

Nessuna “scatola nera” sull’aeromobile

L’autorità investigativa amministrativa, sotto il controllo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha reso noto che non vi sono dati dei registratori di volo, delle cosiddette scatole nere, in quanto la normativa aeronautica vigente non prevede l’installazione obbligatoria di dispositivi del genere su velivoli come quello coinvolto nella tragedia. Lo aveva già riferito Ludovico Vaccaro, Procuratore di Foggia, durante la conferenza stampa di ieri, spiegando che in ogni caso verrà fatta una ricostruzione grazie ai tecnici che vengono solitamente impegnati in questo tipo di incidenti; la Procura ha già nominato per questo un professore universitario, un colonnello ingegnere dell’Aeronautica e un colonnello pilota. “L’elicottero non ha una strumentazione radar, ma ha una strumentazione che consente di navigare anche non a vista“, ha confermato uno degli esperti. “Il rotore è stato trovato a circa 100-150 metri di distanza rispetto alla fusoliera. Verosimilmente il velivolo ha impattato con il suolo prima con il rotore, si è impennato e poi ha impattato il resto dell’elicottero”, ha spiegato Vaccaro.

Da escludere l’ipotesi nebbia

Un altro elemento che in queste ultime ore è stato escluso è che l’incidente sia stato provocato dalla poca visibilità dovuta alla nebbia che copriva parte del Gargano la mattina del 5 novembre, poiché, stando alle prime ricostruzioni, Luigi Ippolito e Andrea Nardelli, i due piloti deceduti nell’impatto, si erano già trovati ad affrontare situazioni metereologiche ben peggiori di quella. Questi ultimi non hanno chiesto l’ausilio di radar per mantenere la rotta, scegliendo di volare “a vista”. Elementi importantissimi che fanno capire come probabilmente sia accaduto qualcosa di imprevisto durante quell’ultimo tragico viaggio.