“Troppe divisioni. Non possiamo imporre dei parlamentari distanti dai territori ma vicini ai capi-corrente”. A pochi mesi dalle elezioni politiche, Pasquale Di Rella entra a gamba tesa sul Partito Democratico al cui vertice è già in atto l’ennesima resa dei conti all’indomani della debacle siciliana. Il presidente del Consiglio comunale barese conferma il suo ruolo di ‘battitore libero’ all’interno dello schieramento dem rilanciando l’idea delle primarie per scegliere i rappresentati sul territorio.

Quello delle candidature è infatti una questione cruciale nell’imminente appuntamento elettorale. Un punto fondamentale ancor di più dopo l’approvazione del cosiddetto ‘Rosatellum bis’, una legge che Di Rella pare non gradire più di tanto: “Nell’accesso alle cariche parlamentari si impone l’indicazione diretta, discrezionale del capo e si sottrae il candidato al giudizio del popolo, eliminando il voto di preferenza, perché si ritiene che gli elettori siano facilmente condizionabili o, addirittura, corruttibili”.

“Argomentazioni pretestuose e offensive – sostiene il presidente dell’assemblea di Palazzo di Città – di chi teme il giudizio dei cittadini perché per l’intera legislatura si è disinteressato dei loro problemi e preferisce individuare a monte Deputati e Senatori per garantirsene fedeltà assoluta”.

Di Rella riapre poi una ferita mai del tutto rimarginata all’interno Partito Democratico, quella delle correnti: “Quando nel 2007 ho partecipato alla costituzione del Partito Democratico pugliese, mi hanno spiegato che serviva a ridurre la frammentazione e a fare in modo che gente con stessi principi e obiettivi programmatici convivesse pacificamente. Oggi, invece, contiamo almeno una decina di correnti con inconciliabili posizioni su rilevanti questioni costituzionali, politiche, economiche e sociali”.

Dal presidente del Consiglio comunale arriva quindi un appello rivolto ai vertici del Partito Democratico nazionale e locale: “Bisogna individuare le candidature con elezioni primarie aperte o tra gli iscritti e cancellare il dubbio che si voglia imporre dall’alto un mini esercito di parlamentari molto distanti dai territori, ma molto vicini ai vari capi-corrente”.