A queste ed altre domande abbiamo cercato di dare una risposta, come si può vedere nel video allegato a questo articolo, ma già il buon senso riteniamo che una prima risposta permetta di darla.

Stiamo parlando della associazione Paers di Noicattaro. Abbiamo chiamato il presidente dell’associazione chiedendogli un appuntamento per porgli tutte queste domande e permettergli di dire la sua, ma anzi che riceverci nella sede legale dell’associazione, domiciliata presso casa sua, lui ci ha invitato a prendere un aperitivo in un bar, nonostante la nostra insistenza a visitare l’associazione.

Nelle sedi della Paers noi ci siamo andati comunque, ovviamente senza poter entrare, ma già dell’esterno si vede come un’ambulanza fisicamente non può accedere alla sede operativa.

E i volontari? Dove si riuniscono? Dove si incontrano per coordinare l’attività? Dove si svolge la vita di una struttura che è principalmente centro di aggregazione? Domande senza risposta.

Dato che dopo tutti i servizi realizzati, in cui smascheriamo i finti volontari e in cui solleviamo legittimi dubbi sull’idoneità delle ambulanze convenzionate, dal momento che non è ancora successo nulla, abbiamo deciso di non nascondere più le facce dei protagonisti, di non mascherarle più per renderle irriconoscibili. La gente deve sapere con chi ha a che fare.

A questo punto chiediamo all’Assessore Regionale alla Sanità, al Direttore Generale della Asl di bari e ai coordinatori del 118, di porre rimedio a questa situazione con regole chiare, trasparenti e uguali per tutti. Basterebbe poco per rendere funzionale, efficacie e senza ombre un servizio fondamentale per i cittadini.

Noi siamo a disposizione della magistratura a fornire gli originali delle nostre inchieste, sia di queste persone che volessero dire la loro.

Con la nostra inchiesta abbiamo scoperto ambulanze secondarie non in regola, abbiamo scoperto le associazioni che utilizzano le ambulanze convenzionate per il 118 effettuare trasporti a pagamento, abbiamo scoperto che qualcuno dichiara di avere una sede operativa in cui le ambulanze non possono entrare.

La domanda ci sorge spontanea: è solo leggerezza o c’è complicità di qualcuno in tutto questo?