Nel giorno in cui a Bari è atteso Vito Ribaudo, capo del personale di Rcs per discutere – pare anche con il presidente della Regione Puglia – della drammatica situazione del Corriere del Mezzogiorno, il Coordinamento giornalisti precari della Puglia mette nero su bianco il proprio disappunto in un comunicato, che riceviamo e pubblichiamo. Viene ribadito come il ridimensionamento si stia facendo soprattutto sulla pelle dei collaboratori della testata giornalistica e come tutto questo stia avvenendo nel silenzio generale, anche di chi dovrebbe invece gridare la propria indignazione.

IL COMUNICATO – Il “Coordinamento giornalisti precari” esprime solidarietà ai giornalisti precari (riconosciuti redattori dall’Inpgi) e ai collaboratori del Corriere del Mezzogiorno che stanno via via perdendo il posto di lavoro. Non una parola è stata spesa per loro nei comunicati diffusi dai colleghi del Comitato di redazione e dell’Assostampa e dei numerosi politici e sindacalisti che hanno dichiarato la loro vicinanza. 
Ci preme sottolineare che questi precari e collaboratori sono coloro che hanno contribuito in larga parte al successo del Corriere del Mezzogiorno Puglia, lavorando anche dalla sua fondazione all’interno della redazione del giornale, portando notizie e svolgendo persino mansioni di deskisti (impegnati in redazione nell’impaginazione del giornale ndr.). Tutto ciò senza alcuna tutela, con un “compenso” molto inferiore allo stipendio di un redattore vero, dovendo battagliare ogni volta per ottenere ferie e permessi, ma con la stessa responsabilità nei confronti dei lettori. 
In questa situazione di crisi, inoltre, se i redattori sono chiamati ad un sacrificio notevole in termini di taglio dello stipendio e di altri benefit, i precari storici che di fatto hanno lavorato esattamente quanto gli altri, vengono via via tagliati alla scadenza dei loro contratti. Uno ad uno, i precari storici si stanno ritrovando all’improvviso senza lavoro e senza indennità. Sorte non migliore è riservata ai collaboratori. Il tutto, poi, avviene nel silenzio generale.