L’aria all’interno dell’Amtab, la municipalizzata del trasporto pubblico barese, si fa sempre più incandescente. I sindacati sono spaccati (da un lato i confederali, dall’altro gli autonomi), senza contare la volontà di alcune decine di dipendenti di mandare al diavolo gli uni e gli altri per seguire il movimento guastatore di Michela Quintavalle. Molti degli autobus in circolazione sarebbero dovuti essere rottamati almeno nel 2008 e invece, non solo circolano, ma può succedere che si stacchino pezzi e che, come per l’ultimo episodio sul 2, qualcuno rischi di lasciarci la pelle. Del resto, le condizioni di questi catorci sono noti a tutti. Senza contare la scarsa sicurezza degli autisti.

Mercoledì scorso – l’appuntamento era alle 11 – il presidente dell’Amtab, Nicola Marzulli, probabilmente impegnato a risolvere problemi aziendali più seri del ripristino dei rottami che tutti i giorni escono dal deposito, ha snobbato l’incontro con Cisas, Cildi, Confail e Sinai. Gli autonomi non si sono persi d’animo e hanno avviato le procedure previste dalla legge per fare in modo che quell’incontro si facesse e così si sono rivolti alla Prefettura.

Dal Gabinetto del Palazzo del Governo è arrivata puntuale la convocazione per conciliare. Ci si vede tutti in piazza Libertà il 26 maggio, alle ore 9.30 (Protocollo n. 05/314/13/14.1/Gab). L’oggetto? Incontro ai sensi della L. , 146/90 e successive modifiche per discutere su “piano aziendale per il ripristino/recupero dei mezzi in avaria”.

Se la conciliazione non dovesse andare a buon fine – assicurano i sindacati, pronti a sbattere la porta – si procederà allo sciopero o a qualsiasi altra forma che possa evitare di far finire quei catorci per strada. Le dichiarazioni non sono alla lettera, ma il senso è quello, anzi, abbiamo voluto edulcorare i toni. Certo, sarebbe stato un segnale forte quello di incontrare spontaneamente i sindacati per discutere di sicurezza, senza dover come spesso succede in questa città essere costretti a rivolgersi alla maestra. Al contrario, per le promozioni di alcuni dipententi, i benefit al direttore generale Francesco Lucibello, gli accordi aziendali, non c’è stato bisogno di puntare i piedi.