Dalla Fc Bari Calcio 1908  arrivano smentite, ma ancora nessun nome. É auspicabile che la proprietà specifichi e chiarisca. Claudio Lotito non è uno qualsiasi, oltre alla Lazio possiede anche la Salernitana e si sa qual è il ruolo delle squadre considerate minori rispetto alle super compagini di serie A. La città deve sapere e presto, con certezza, come è stata suddivisa la società, a parte i rumors sul trenta per cento, che non è poco.

Si era temuta a lungo anche per la Bari, questa sorte amara di “succursale”, durante le frenetiche e annose trattative condotte dai Matarrese per liberarsi della loro gallina dalle uova d’oro, ormai invecchiata e azzoppata. Poi, il fallimento pilotato, l’asta e l’arrivo di Gianluca Paparesta.

Non sappiamo a quanto ammonti il 30 per cento di cui Lotito si è sentito attribuire la titolarità. Non sappiamo in realtà nulla dell’intera composizione societaria. Potrebbero essere anche pochi soldi, nulla di clamoroso insomma. Forse Paparesta sta raccogliendo in giro quello che può, visto che investitori forti, in Italia e fuori, non se ne sono ancora visti: dai fantomatici indiani a quelli russi.

In realtà, oggi come oggi, l’unica vera ricchezza della Bari sono i suoi tifosi.

Portata via “per una carta di pepe”, la Bari è stata spinta e tenuta in vita soprattutto dai suoi tifosi e dalla forza disperata di credere che un futuro diverso fosse possibile. Un fenomeno a tutti gli effetti, sociologico e sportivo, che ha calamitato chi era in squadra in quel momento. Ai quarantamila che si sono materializzati allo stadio dopo lustri di vuoto, allora come oggi, poco importava  e poco importa la dietrologia di certe analisi.

I tifosi hanno firmato a Paparesta una serie di cambiali in bianco, l’ultima delle quali si è concretizzata in una sorprendente campagna abbonamenti che sta battendo tutti i record della città e di una squadra in serie B. Appare quanto meno doveroso che si sappia per intero la verità, anche perchè la società adesso sta gestendo ben due stadi pubblici, che le sono stati conferiti con una semplice convenzione, bypassando ogni altra procedura di rilevanza pubblica, come per esempio un bando.

É a loro che Paparesta deve dire come stanno le cose, sperando che l’abbia già detto, sia pure in modo riservato, al Sindaco della città. A loro, che più volte hanno fatto trapelare dai vari forum la volontà di partecipare a una public company per sentirsi anche nei fatti padroni della squadra e del suo destino.

A loro che in grande controtendenza rispetto al trend nazionale, vanno allo stadio, comprano i biglietti, acquistano il merchandise, ingoiano mugugnando la nuova immagine senza quasi più il galletto, sicuri che il futuro sia già cominciato e quindi bisogna dare una mano al presidente.

A loro che seguono la squadra in ritiro, affollano le piccole arene delle amichevoli di provincia, aspettano con ansia l’inizio del campionato e la prosecuzione della coppa Italia. In un periodo in cui Bari, come città e complessa realtà socio-antropologica non ci rende troppo orgogliosi, sono proprio i tifosi della Bari a costituire l’elemento migliore di questa parte d’Italia: hanno creduto in un sogno e hanno diritto a vederlo realizzato. In trasparenza e legalità.