“Manifestare il proprio pensiero rivela la qualità dell’uomo, rendendolo responsabile davanti a Dio e agli uomini. Nel clima di un confronto sereno e leale, i partecipanti saranno chiamati a non far prevalere il proprio punto di vista come esclusivo, ma a cercare insieme la verità. Ad ogni modo il Papa, che sarà sempre presente, vuole aprire una porta che finora è stata chiusa. Le conclusioni verranno alla fine del Sinodo”.
Non lasciano dubbi le parole del segretario del Sinodo, card. Lorenzo Baldisseri, così come le conclusioni effettivamente arrivate.

Il “placet” o il “non placet”, per i divorziati risposati, a partecipare “attivamente” al rito dell’Eucarestia sarà affidato, ancora una volta, al “punto di vista” di un uomo. Sarà il sacerdote, infatti, dopo un attento discernimento sul “caso” a esprimere parere positivo o meno. Dunque, non un “si” netto, come molti speravano, ma tutto affidato al discernimento e alla misericordia del celebrante che valuterà, come si dice nella “Relatio Synodi”, caso per caso. Certo, dell’ammissione all’Eucarestia dei divorziati risposati, se ne discute da anni, e sicuramente questa è un’apertura ma il cammino, evidentemente, è tutt’ora in salita. Perché non è difficile ipotizzare che, per l’avvenire, la decisione potrebbe dar luogo alla “migrazione” di questi “particolari” credenti verso, e alla ricerca, del “punto di vista” meno “intransigente”.