La notizia è di quelle che si apprendono con un misto di soddisfazione e, quasi, sollievo. “Finalmente”, è il caso di dirlo, è nata la Fondazione Dalla, per ricordare l’eccelso cantautore, sicuramente tra i più grandi, se non il più grande in assoluto, quanto meno tra gli italiani.

Sorgerà a Bologna e curerà un museo di cose care al Maestro. Lo hanno annunciato gli eredi.

Premessa brevissima: fra tante Fondazioni inutili, che nascono come i funghi in ottobre dopo le piogge,  della Fondazione Dalla si avvertiva la necessità: un vuoto è stato colmato.

Resta una perplessità: Lucio Dalla aveva manifestato la volontà che la “sua Fondazione” avesse natali e dimora nelle Isole Tremiti, dove il cantante aveva ubicato un fantastico studio di registrazione, luogo simbolico, fonte d’ispirazione di tante sue indimenticabili canzoni, laddove annualmente teneva un concerto di straordinaria importanza, alternandosi con prestigiosi ospiti, una sorta di regalo annuale agli isolani, un gesto di gratitudine per la loro ospitalità ed amicizia.

Certo, Bologna era la città dov’era nato e dove risiedeva, alternando la permanenza con le Tremiti: è innegabile che a Bologna il Cantautore fosse legato, ma rispettarne la volontà in tema di ubicazione della Fondazione sarebbe stato certamente un gesto nobile e apprezzabile.

Se nella scelta deve aver pesato, certamente, il fatto che la maggior arte degli eredi risiede a Bologna e, dunque, la scelta di farsela in casa, evitando noiosi spostamenti, mi chiedo se sulla decisione non abbia avuto il suo peso anche il fatto che la Puglia, notoriamente smemorata,  così come la sua città capoluogo,  non è che abbia fatto molto per sottolineare il legame dell’immenso Lucio con le sue Tremiti. Ultimamente si è svolta un’accanita polemica tra un assessore provinciale ed il Governatore pugliese sulla paternità dell’idea di conferire a Vasco Rossi la cittadinanza pugliese. Forse un tantino di maggior memoria e attenzione a Lucio Dalla non avrebbe guastato.

Dubbi a parte, o “a prescindere” come direbbe Antonio de Curtis (in arte Totò), resta la perplessità del mancato rispetto della volontà del “de cuius” come direbbero, questa volta, i giuristi dotti.

Comunque, staremo ad osservare attentamente le iniziative che la neonata Fondazione saprà avviare e portare a compimento per ricordare il Maestro, e ciò è quello che conta per davvero.