In Uganda, il presidente Yoweri Museveni ha firmato una legge che criminalizza le persone appartenenti a una minoranza sessuale. Tale legge prevede il carcere, e in alcuni casi anche la pena di morte, per tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer. Con l’approvazione di questa legge, l’Uganda diventa così il primo paese africano a punire per legge le persone identificate come gay, lesbiche, bisessuali.

La legge prevede il carcere dai dieci anni fino all’ergastolo, o punibile con la pena di morte, per tutte le persone che si identificano come parte della comunità LGBTQ+. La pena dipende dalla gravità del caso. Tra i casi di “omosessualità gravità” rientra anche quella di partecipare a un’attività sessuale dove una delle parti è minorenne o sieropositivo.

L’iter della legge

Inizialmente, la proposta di legge era stata approvata a marzo 2023 dal parlamento ugandese. Mancava solo la firma del presidente affinché questa potesse essere considerata  una legge ufficiale. Però, si sperava che il presidente non la firmasse, nonostante si sapessero già le sue posizioni nei confronti delle persone omosessuali. Le motivazioni sulla speranza non erano tanto legate alle sue posizioni, quanto al fatto che Museveni voleva mantenere buone relazioni con i paesi occidentali.

Museveni aveva già firmato un testo simile nel 2014, bloccato dalla Corte costituzionale ugandese. In Uganda però vi era già in vigore una legge coloniale che puniva le attività sessuali tra omosessuali. Questa nuova legge l’ha solo incrementata ancora di più, permettendo inoltre ad amici e familiari di denunciare chiunque facesse parte della comunità LGBTQ+. Anche le istituzioni che finanziano o sostengono attività a favore dei diritti LGBTQ+ possono essere perseguibili o incarcerati.

L’entrata della legge è considerata una vittoria per i gruppi religiosi del paese che avevano chiesto da sempre ai parlamentari di proteggere i bambini e la santità della famiglia tradizionale africana.

E in Italia?

Le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ nei paesi occidentali vengono solo discriminati, ma non rischiano il carcere o la morte. Quindi, rispetto a quelli che vivono in Uganda, si possono definire quasi degli “privilegiati”. Ma l’Italia sta affrontando altre questioni ancora più importanti: quella della maternità surrogata, per esempio. Il 19 giugno, infatti,  la Camera si riunirà al Montecitorio per discutere sulla proposta di legge che vuole rendere la maternità surrogata un reato universale, assieme alla proposta di legge contro il bullismo.