Il destino a volte ci mette davanti a situazoni incredibili, come quella avvenuta la notte scorsa a Gravina. Lo storico carrozziere delle ambulanze scassate delle postazioni del 118 e dell’ospedale della Murgia, è stato salvato proprio dall’equipaggio del 118. Intorno all’una e mezza l’uomo, un 46enne, raggiunge la postazione del 118 di Gravina, in via San Domenico. Da circa mezzora suda freddo e ha un forte dolore al petto e al braccio sinistro.

Il carrozziere conosce bene il 118 della città murgiana. È un ottimo carrozziere e per diversi anni ha riparato anche le ormai tristemente famose ambulanze aziendali del 118, per intenderci quelle le cui condizioni disastrose erano state più volte denunciate da Francesco Papappicco, in servizio ieri sera. Il paziente riconosce il “medico in catene”, che insieme alla dottoressa Francesca Mangiatordi ha dato vita ad una delle più belle pagine di dignità del lavoro e del rispetto dei pazienti, che la medicina barese ricordi.

Una scelta insolita quella del paziente: nonostante avvertisse la possibilità di avere un infarto, bypassa l’ospedale della Murgia per andare direttamente alla postazione del 118 per accorciare i tempi. Effettivamente ha un infarto, viene fatto accomodare in ambulanza e sottoposto ad un elettrocardiogramma. Il tracciato non lascia dubbi: si tratta un infarto acuto del cuore.

Il carrozziere non ha precedenti del genere e solo da qualche giorno accusa di tanto in tanto qualche piccolo dolore al torace, ma come chiunque altro lo sottovaluta. Il dolore è diventa insopportabile nella notte. A quel punto non può ignorare la situazione e raggiunge l’ambulanza in compagnia della figlia minore. Papappicco somministra la terapia d’urgenza.

Il medico contatta la Centrale operativa del 118 e chiede di trasportare il paziente al centro HUB di riferimento senza perdere altro tempo. Il referto ufficiale non evidenzia uno stemi, per cui si potrebbe trasportarlo temporaneamente all’ospadale della Murgia per dosare gli enzimi. Tutti sanno, però, noi stessi lo abbiamo ribadito più volte, che al Perinei non c’è l’Emodinamica. L’uomo ha bisogno di una coronarografia d’urgenza.

La Centrale concorda e inizia la corsa verso il Miulli di Acquaviva. Tutto nella golden hour, quella entro cui deve essere ripreso un infarto per evitare conseguenze gravi. Il cardiologo dell’Utic di Acquaviva nel frattempo fa allestire la sala operatoria. Il Miulli è lontano da Gravina. Tutto è nelle mani dell’equipaggio del 118. Giunti ad Acquaviva, il cardiologo, anche grazie alla terapia già somministrata, deve occuparsi di eseguire l’ecocardio. L’esame conferma che il miocardio non mostra particolari danni, pur essendo interessato presumibilmente un grosso tronco coronarico.

Detta in parole povere, è andata come dovrebbe andare in questi casi, dalla nascita dei sintomi alla sala di Emodinamica. “Sei stato miracolato”, hanno detto i medici del Miulli al carrozziere. Pubblichiamo adesso la notizia perché volevamo aspettare di conoscere le condizioni del paziente. L’intervento è andato bene. Quando passione, professionalità e coordinamento si fondono le possibilità di sopravvivenza aumentano, così come aumenterebbero per gli abitanti dell’area murgiana se solo alle promesse seguissero i fatti; se quell’ospedale spacciato come un’eccellenza avesse davvero una sala di Emodinamica.

Pensate solo a quanto tempo si è comunque perso in quel lungo viaggio della speranza. Fosse morto, quel paziente sarebbe stato solo un altro numero, senza che della sua morte si potesse individuare un colpevole. Vi abbiamo raccontato questa storia, grazie al cielo a lieto fine, per sottolineare che l’Emodinamica all’ospedale della Murgia è indispensabile, non solo a parole nei convegni, ma concretamente nei fatti. E, infine, la considerazione sull’iniziale volontà di privare Gravina dell’ambulanza medicalizzata. Anche in questo caso, per evitare la cosa, Papappicco aveva promosso una petizione popolare qualche mese fa. Anche grazie a quella petizione, l’ambulanza medicalizzata non è stata soppressa.