L’aria è pesante e senza un intervento deciso il rischio che qualcuno si faccia male sul serio è altissimo. In attesa di conoscere il nome delle associaizoni di volontariato che gestiranno le ultime sette postazioni aziendali del 118 in provincia di Bari, ad Altamura si registrano ancora intimidazioni e attentati. Come denunciamo ormai da più di due anni, gli interessi che ruotano intorno alla gestione del servizio di emergenza-urgenza, ma anche del servizio di trasporto dei dializzati della Asl di Bari, sono tanti come certe connivenze.

Due mesi dopo il danneggiamento dell’auto e aver subito pesanti minacce, al volontario della Pubblica Assistenza SerCorato è stata fatta saltare in aria la macchina. L’attentato potrebbe essere riconducibile proprio alla presenza “non gradita” di una sede dell’associazione. Ad essere convinto del legame tra l’attività dell’associzione e i numerosi attentati è il presidente della SerCorato, Fedele Tarantini. Già nei mesi scorsi ignoti avevano danneggiato la sede e lo stesso presidente con alcuni volontari continuano a ricevere telefonate anonime. Tarantini ha denunciato tutti gli episodi, compreso l’ultimo, alla Direzione Investigativa Antimafia, alla Procura della Repubblica, alla Commissione Antimafia e ai Carabinieri di Altamura, senza che nessuno finora lo abbia convocato per ascoltarlo.

«La situazione è insostenibile – tuona Fedele Tarantini – ci sembra assurdo che nessuno si sia fatto avanti. Non avendo nessun conto in sospeso siamo certi che ad Altamura qualcuno non voglia la nostra presenza. Abbiamo tutte le autorizzazioni e come tutti abbiamo gli stessi diritti di partecipare alla gara per l’assegnazione delle postazioni del 118 e trasportare dializzati. Probabilmente sono altri quelli che non possono farlo e invece non hanno mai smesso. Siamo pronti a difendere in ogni modo e in tutte le sedi i nostri diritti. Non ci lasceremo intimorire e siamo certi che la magistratura riuscirà a scoprire gli autori degli attentati che, grazie al cielo, non hanno causato vittime. Una buona parte di colpe sono da attribuire alla Asl, che non vigila su ciò che accade e sugli abusi che continuano a essere commessi, in questo e in altri territori».