Si torna dunque a parlare del problema del traffico di prodotti illegali provenienti dal mercato cinese. Per arginare il fenomeno non sembra servire neanche l’obbligo europeo di marcare varie tipologie di prodotti col marchio della Comunità Europea “CE”.

Nel caso sopra citato, il titolare del negozio aveva semplicemente attaccato un’etichetta che riproduceva il simbolo, peraltro aggirato alla fonte con la nascita della targa “CE” che sta per Chinese Export. Un intelligente stratagemma per invadere indisturbati il mercato, non solo italiano ma anche europeo, di prodotti contraffatti.

I casi di sequestri di ingenti quantità di merce potenzialmente pericolosa per i consumatori sono quasi all’ordine del giorno. Basti pensare all’operazione “Chinasan” della Guardia di Finanza, che lo scorso agosto ha permesso di bloccare all’aeroporto “Karol Wojtyla” di Palese una donna cinese che portava con sé 1.100 confezioni di medicinali contraffatti: inutile dire che la corriera, per così dire, è stata poi denunciata.

Per non parlare del caso dei giocattoli fatti con proiettili: gli uomini delle Fiamme Gialle di Siena ad aprile hanno infatti sequestrato oggetti d’arredamento, carri armati, cannoni e modellini di aerei per bambini, fabbricati con materiale a costo zero riciclato dai depositi militari della Repubblica Popolare. La Guardia di Finanza in quel caso ha messo in luce come «ogni componente di cui era composto l’oggetto era perfettamente riutilizzabile», sia il commerciante che il suo fornitore di origine cinese sono stati denunciati.

 

Angelo Fischetti